Visco inguaia Renzi: mi chiese notizie su Banca Etruria, ma non ebbe risposte

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Boschi si rivolse anche al vice di Bankitalia, senza esito. L’ex premier fa buon viso, ringrazia il governatore per aver “fugato ogni dubbio”. È vero, ora c’è la certezza anche del suo coinvolgimento

Di Luigi Sambucini

Non finisce certo bene per il Pd, per il suo segretario Matteo Renzi e per la sottosegretaria alla Presidenza Boschi, l’ultima delle audizioni in ordine di tempo da parte della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche che ha visto protagonista il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. E domani sarà la volta di Federico Ghizzoni già capo di Unicredit.

Il numero uno della Banca di via Nazionale, nella sua deposizione e sollecitato dalle tante domande dei commissari, ha, di fatto, confermato quello che pubblicamente non era mai stato detto, ovvero che Matteo Renzi, nella qualità di presidente del Consiglio, nei suoi incontri nel 2014 con il governatore “certamente una domanda la fece” in merito alla questione di Banca Etruria, “e io non risposi,  precisando che io dissi che di banche in difficoltà  parlo solo col ministro dell’Economia”. Un atto di accusa detto con tono pacato, quasi con il sorriso sulle labbra, cui Renzi Matteo ha cercato di confondere le acque ringraziando  addirittura Visco il quale gli ha detto che “di banche con lei non parlo”. Ma Renzi fa finta di niente, incassa,   la “guerra” a Visco, a Bankitalia, si sta rivolgendo contro di lui e Maria Elena Boschi, come ha detto il ministro Orlando quando ha affermato che le iniziative del segretario del Pd sono un danno per il partito, si rivolgono contro di lui.

Le preoccupazioni dell’ex premier e dell’allora ministra per gli orafi di Arezzo

Sempre Visco a proposito del suo terzo incontro con l’allora premier, presenti i ministri Padoan e Delrio  dice  ai commissari: “Il presidente del Consiglio mi chiese del perché Vicenza volesse prendersi Arezzo”, che poi altri non era che Banca Etruria, con particolare attenzione alle preoccupazioni degli orafi (riferimento a Vicenza patria del metallo giallo ndr). Il governatore di Bankitalia parla addirittura di una domanda “divertente”. Non capiva che c’entravano gli orafi. Gli orafi erano Arezzo, una specialità dell’economia cittadina e  anche di più. Preoccupazione, guarda  caso, che la stessa Boschi aveva fatto presente quando aveva incontrato il presidente di Consob.

In un incontro successivo, spiega ancora Visco, Renzi voleva avere ragguagli su altre banche ma il governatore uscì dall’angolo spiegando che di quelle questioni, in base alle prescrizioni dell’articolo 7 del Testo Unico Bancario, aveva l’obbligo di parlare solo con il titolare del Tesoro. Ci fu una applicazione “rigorosa del segreto d’ufficio  cui noi ci atteniamo sempre”.

Una girandola di incontri anche mentre erano in corso ispezioni su Banca Etruria

E se non ci fu un incontro diretto con l’attuale sottosegretaria Boschi, ve ne furono almeno due, con i vice di Banca d’Italia Fabio Panetta. Visco ha anche reso pubblici i contenuti dei colloqui, visto che ne era stato informato ed anche in questo caso l’interlocuzione riguardava Banca Etruria. Visco sul punto è stato chiarissimo: la Boschi “manifestò il dispiacere e le preoccupazioni sulle conseguenze della crisi di Banca Etruria sul territorio”. Il governatore ha anche precisato che non ci furono richieste d’intervento e non si parlò di questioni di vigilanza.  Il governatore di Banca d’Italia ha anche fissato la temporalità degli incontri tra Panetta e Boschi: “Sono stati tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015, novembre e gennaio”. Poi sollecitato: “Durante le ispezioni?”. Così ha risposto: “Sulla prima bisogna verificare, la seconda credo di sì. Il commissariamento è successivo”. Il commissariamento è arrivato il mese successivo, febbraio 2015. In questo tourbillon di dichiarazioni, Visco, per dovere di cronaca, ha detto che la Boschi avrebbe comunque messo in chiaro (ma il peso delle sue richieste resta comunque di grande significato), che il suo interessamento era dovuto, come detto, alla preoccupazione per l’economia del territorio e che “non aveva nulla da recriminare per le sanzioni” già note e comminate al padre Pier Luigi, che aveva un ruolo di grande responsabilità (vicepresidente) in Banca Etruria. Quanto a questo istituto di credito Visco ha anche detto: “Non mi importava niente, è una banca vigilata da noi, in quell’epoca però eravamo molto preoccupati da Monte Paschi, dagli stress test pessimi per noi e il mio livello di attenzione era modesto, era molto alto su quel che riguardava la vigilanza”.

Ora  la pressione di un ministro o  del capo di governo si chiama “interessamento”

Appresi i contenuti di quanto detto da Visco e, probabilmente non comprendendo, o meglio facendo finta di non comprendere  appieno, nel loro reale significato, il “no a lei non rispondo”, è arrivata la nota dell’ex presidente del Consiglio Renzi: “Ringrazio molto il governatore Visco per le parole di apprezzamento che ha rivolto al mio governo nella sua audizione di questa mattina. Confermo che abbiamo sempre avuto la massima collaborazione istituzionale, anche quando non eravamo d’accordo su tutto nel merito. Mi fa piacere che egli finalmente fughi ogni dubbio sul comportamento dei ministri. Nessuno di loro ha mai svolto pressioni ma solo legittimi interessamenti legati al proprio territorio: attività istituzionalmente ineccepibile svolta anche da amministratori regionali di ogni colore politico. Ringrazio dunque il governatore Visco che mette la parola fine a settimane di speculazione mediatica e di linciaggio verbale verso esponenti del mio governo”. Contento lui… Solo un commento: ora la parola pressione da parte di un ministro, addirittura del capo di governo si chiama interessamento. Comprendiamo che lo dicano personalità come Visco o come Vegas il presidente della Consob con il quale Maria Elena Boschi ha avuto diversi incontri. Ma per le persone che non hanno obblighi, diciamo di mandato, quando ci si interessa c’è un fine.

Da jobsnews


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