Elezioni Sicilia. Le sinistre perdono senza un progetto unitario e alternativo alla destra

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Le elezioni siciliane dimostrano, ancora una volta che le sinistre senza un progetto unitario e alternativo alla destra perdono le competizioni elettorali e aprono le porte a scenari politici e sociali preoccupanti per il sistema democratico. Nel 1921, la sinistra divisa non riuscì a fermare il fascismo, più recentemente, negli anni novanta, la sua divisione fece fallire il primo Governo Prodi e nel 2013 aprì le porte all’inciucio con il Centrodestra.

In Sicilia il risultato elettorale del 5 novembre sancisce il crollo del PD e la riesumazione della mummia Berlusconi risorto alla vita politica, grazie ai cinque anni del Governo Crocetta che, assediato dalla sua maggioranza, non è riuscito a valorizzare quel poco che aveva realizzato. Berlusconi dovrà ringraziare inoltre l’attuale dirigenza nazionale che non ha mai escluso in modo convincente un futuro governo con lui.

La maggioranza della gente, esclusa dal dibattito politico, indifferente alle manovre tatticistiche dei partiti, emarginata con i suoi problemi di vita e di sopravvivenza, ha deciso di non andare a votare. Una pesante sconfitta per il sistema democratico. È da qui che devono ripartire la sinistra e il centrosinistra per ritrovare un terreno programmatico comune e alternativo possibile dopo una seria autocritica. In Sicilia quel confronto programmatico che il Centro Studi Pio La Torre ha avviato con i candidati alla Presidenza della Regione, mantiene per intero la sua validità. Ricordiamo in sintesi i suoi contenuti (per il testo integrale vedi http://www.piolatorre.it/public/art/decalogo-per-il-presidente-della-regione-che-verr-1870/):

  1. Contrasto alla povertà con la messa all’ordine del giorno della nuova Ars del ddl di iniziativa popolare;
  2. L’uso dei fondi strutturali per creare nuovi posti di lavoro con un Piano straordinario di lavoro produttivo per giovani e disoccupati per impedire di emigrare
  3. Attuazione di una cabina di regia con le forze sociali per spendere subito le risorse finanziarie del Patto per la Sicilia e per le aree metropolitane;
  4. Sviluppo e modernizzazione dell’agroalimentare liberandolo dalla mafia e dalle multinazionali che la usa per deprimere gli interessi degli agricoltori;
  5. Investimenti in ricerca, innovazione produttiva e credito per le imprese;
  6. Contrasto alla mafia e ai suoi legami con la politica e l’economia, considerando anche le nuove interconnessioni internazionali (v. i recenti processi per i rapporti di Cosa Nostra con la mafia nigeriana, con quella maltese, e con quelli consolidati storicamente in Europa e nel nord Italia)

L’astensionismo quale rifiuto di partecipazione mette in crisi la nostra democrazia parlamentare. Esso favorisce le tendenze autoritarie e populistiche e il ritorno dell’estrema destra fascista. Dal decisionismo all’uomo forte, al riemergere del razzismo, al neofascismo di Casa Pound di Ostia vengono calpestati i sani principi costituzionali della libertà di pensiero, dell’uguaglianza senza distinzioni religiose, politiche, di sesso, di etnia, della giustizia sociale che lo Stato democratico deve promuovere rimuovendo gli ostacoli di natura economica e sociale.

È a questo principio che una moderna sinistra si deve appellare, consapevole che se non si ribaltano le politiche neoliberiste, dettate dal dio mercato, e seguite sin qua dal centrodestra e dal centrosinistra, crescerà la diseguaglianza, fonte di ulteriore corruzione, e la rabbia sociale la cui esplosione incontrollata metterebbe in discussione la nostra democrazia.


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