Istanbul, arrestati nove giornalisti. Il bavaglio turco non allenta la morsa 

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Il bavaglio turco non allenta la stretta e altri 9 giornalisti finiscono in carcere in Turchia. La procura di Istanbul ha emesso nei giorni scorsi nuovi mandati di arresto per una quindicina di persone tra cui gli operatori dell’informazione coinvolti nell’ambito di un’inchiesta sui presunti legami tra alcuni media locali e la rete del predicatore islamico Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere la mente del tentato colpo di Stato del 15 luglio 2016. A diffondere ieri la notizia l’agenzia di stampa turca Anadolu.

La settimana scorsa erano state arrestate altre 35 persone. Tutti i sospettati avrebbero utilizzato l’applicazione ByLock, un sistema di messaggistica digitale criptata che, secondo il governo turco, fu usata anche dai cospiratori del golpe.

Degli undici giornalisti prelevati dalla polizia dalle loro case o dai luoghi di lavoro nelle ultime due settimane due sono stati rimessi in libertà provvisoria mentre gli altri sono stati incarcerati con l’accusa di “appartenere a un’organizzazione terroristica armata”.  Tra gli arrestati anche Burak Ekici, responsabile del sito web del quotidiano d’opposizione BirGun, e Yasir Kaya, ex direttore d’informazione del canale televisivo del club di calcio Fenerbahce.

Il tribunale di Istanbul ha confermato il loro arresto in meno di 24 ore. Il rischio per tutti loro, ritenuti fiancheggiatori di Gulen, è di vedersi comminare pene fino all’ergastolo.

Il blitz di Ferragosto è solo l’ultimo di una lunga serie di fermi di operatori del media turchi.

Tra i rilasciati l’ex editorialista del giornale Turkiye Ahmet Sagirli.

Ma non è finita.  Sono infatti ricercati altri 24 sospettati, che potrebbero essere fuggiti all’estero. Sale così a 170 il numero dei nostri colleghi nelle prigioni di Ankara e Istanbul. Intanto la Germania ha negato l’estradizione di uno delle presunti menti del tentativo di colpo di stato.

Nei giorni scorsi la Turchia aveva inviato una nota diplomatica per chiedere l’arresto di Adil Oksuz, rifugiato a Francoforte.  Oksuz, ritenuto a capo della frangia dell’aeronautica che la notte del golpe si ammutinò,  venne arrestato all’indomani del golpe e poi scarcerato, prima di far perdere le proprie tracce. Oksuz è ritenuto uno dei principali esponenti della rete di Fetullah Gulen in Turchia.

Dopo il tentato colpo di stato, oltre ai giornalisti, decine di migliaia di persone – tra cui medici, agenti di polizia, insegnanti, docenti universitari e soldati – sono state arrestate ed etichettate come “terroristi” ed estromesse dal settore pubblico. Nel mirino di Erdogan anche i vertici e gli attivisti locali di Amnesty International, compresa la presidente Idil Eser.

Articolo 21 continua a seguire costantemente  le vicende turche e non allenterà l’attenzione monitorando e denunciando ogni azione contro la libertà di stampa nel Paese e le violazioni dei diritti umani che proseguono nell’indifferenza di buona parte della comunità internazionale.


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