Pisapia e le bufale in rete

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“Un arbitro contro le bugie della Rete”, chiede, così titolando sulla “Repubblica” di oggi, anche un giurista e un politico progressista come Giuliano Pisapia, riconoscendo che “non è facile trovare una soluzione equilibrata” ed elencando alcune delle proposte avanzate in questi anni, a cominciare da quella del Presidente dell’Antitrust, Pitruzzella, che ipotizza agenzie pubbliche “per contrastare la diffusione di bufale con interventi rapidi e incisivi per la loro rimozione (prevedibili i commenti negativi sui social)”. In conclusione, l’ex sindaco di Milano propone invece, a garanzia di tutti, “un soggetto autonomo e indipendente, in cui siano rappresentate le diverse realtà interessate”  con l’obbiettivo di “ridurre i danni di un uso improprio di una grande ricchezza come internet, evitando decisioni discrezionali e ingiuste censure preventive”.

Chi mi conosce sa che sono, come l’associazione di cui faccio parte, “Articolo21”, contro i bavagli e la censura preventiva di ogni tipo, on line oppure off line non fa differenza. Ciò non toglie che sia indispensabile impegnarsi tutti per garantire qualità e correttezza all’informazione anche attraverso la formazione e il controllo disciplinare. Non solo su internet. Di bufale più o meno volontarie, notizie false e tendenziose che diffondono pregiudizi e faziosità tra i cittadini meno avvertiti, sono piene le pagine dei giornali e gli schermi televisivi. Ha ragione  il collega Alessandro Gilioli dell’Espresso, rispondendo a Pisapia nel suo blog “Piovono rane”,  a chiedere perché mai dovrebbe essere riservato alla rete un’eventuale intervento arbitrale.

Ciò detto, sono quasi certo che il giurì non ci sarà. Non ci sarà per la rete come non c’è mai stato per l’informazione stampata e televisiva nonostante che in più occasioni, da oltre vent’anni ormai, sia stato proposto anche formalmente dalla federazione della stampa e dal consiglio dell’ordine dei giornalisti. Prima che anche al vertice di quest’ultimo emergessero resistenze alla sua realizzazione pratica. Sulla difesa del diritto dei cittadini ad essere correttamente informati ha prevalso finora, a torto o a ragione, il timore di affidarsi ad un arbitro che non darebbe garanzie adeguate di commettere arbitrio. Questo, nella migliore delle ipotesi. Perché nella peggiore potremmo dire che a prevalere è stata una volontà di chi ha il controllo dei media di annunciare la post-verità a suo piacimento.

Fonte: Nandocan


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