“Insieme, Uguali, Diversi”. La battaglia della disabilità

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La settimana scorsa si è tenuta l’assemblea costituente di un nuovo coordinamento nazionale a tutela dei diritti delle persone con disabilità e disagio mentale: Insieme, Uguali, Diversi. Per la prima volta, il mondo della disabilità e quello del disagio mentale, vengono uniti sotto un’unica organizzazione ci spiega Umberto Emberti Gialloreti, uno dei promotori dell’iniziativa , nonché presidente della “Consulta Cittadina Permanente sui problemi delle Persone Handicappate” di Roma, e lui stesso affetto da cecità. «Riteniamo che sia venuto il momento che la rivendicazione del diritto di eguaglianza di ogni cittadino a prescindere dalla condizione personale, come sancito nell’articolo 3 della Costituzione italiana, venga portato avanti unitariamente. Il mondo della disabilità è molto diviso: è l’ora di unirlo, unitamente a quello del disagio mentale ».

Esistono già due grandi federazioni nazionali a tutela della disabilità: la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e la FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità). E dunque da dove nasce l’esigenza della creazione di una nuova organizzazione nazionale? «La spinta di queste due grandi organizzazioni –La FISH e la FAND- ha conosciuto un forte rallentamento e distacco dalla realtà che le persone con disabilità e disagio mentale vivono quotidianamente» spiega il presidente Gialloreti «E così sono nati una serie di movimenti spontanei, e soprattutto indipendenti dalle due federazioni. Ci sta oramai un evidente scollamento tra le persone che, a torto o a ragione, non si sentono più efficacemente rappresentate, e le organizzazioni stesse che dovrebbero rappresentarle. Tra l’altro il tema della crisi della rappresentanza sta interessando tutte le categorie: da quella politica a quella sindacale».

Per esempio, nella battaglia contro il nuovo calcolo dell’ISEE, che considerava come reddito  l’indennità d’accompagnamento ed altre indennità riconosciute alle persone con disabilità, si erano formate tre cordate in contrasto con la scelta del governo, indipendenti dalle due grandi organizzazioni «Forse se ci fosse stato già un coordinamento come” Insieme, Uguali, Diversi” si sarebbe evitata questa divisione e avremmo lottato unitariamente contro la gravissima scelta del governo. Per fortuna poi abbiamo vinto sia al TAR che al Consiglio di Stato; ma questo era solo un esempio per mostrare l’utilità di un soggetto unico e nazionale, e la perdita di presa delle due grandi associazioni, che hanno osservato da lontano la situazione, senza prenderne parte attiva » ripete l’Ing. Gialloreti.

Quella del nuovo coordinamento sarà anche e soprattutto una battaglia di diritto, una battaglia collettiva di un mondo che non vede rispettata la Costituzione «Noi chiediamo l’esigibilità immediata dei diritti garantiti dalla Costituzione e delle leggi che da essa discendono. Infatti, è veramente garantito l’articolo 3, che proprio dell’inclusione ne recita il paradigma? Noi crediamo di no…E l’articolo 33 e 34 sul diritto allo studio? Su questo punto ricordo cos’è successo a Roma a Settembre in alcuni municipi, dove non c’erano sufficienti assistenti AEC (Assistente Educativo e Culturale). Dunque, a quei bambini che non potevano andare a scuola, è stato negato un diritto: diritti sanciti che non sono resi esigibili. Noi ci siamo stancati di avere una bellissima costituzione, che poi rimane solo sulla carta» afferma con convinzione il presidente della Consulta.

Ci sta un’altra questione cruciale in questa battaglia per il rispetto dei diritti costituzionali: la subordinazione dei diritti alle disponibilità finanziarie. Una visione economicistica che impone un ragionamento economico su diritti che dovrebbero essere forniti dallo stato a prescindere «Non è che si può tentare di trovare i soldi per gli assistenti AEC a pochi giorni dell’inizio delle scuole; quei soldi si devono tirar fuori, altrimenti viene leso un diritto. Qui non si parla dell’erogazione di un servizio che offre lo stato, ma di qualcosa di ben più alto e sostanziale: appunto un diritto costituzionale».

In Italia siamo ancora indietro sul rispetto dei diritti delle persone con disabilità e disagio mentale «Ad Agosto di quest’anno abbiamo avuto un’ispezione della commissione Onu sull’effettivo rispetto della convenzione Onu sul diritto delle persone con disabilità; Bè, non ne siamo usciti molto bene, anzi siamo stati criticati. Per esempio, perché l’Italia è l’unico paese europeo, insieme al Lussemburgo, a non aver adottato la Lingua internazionale dei segni, che permette la vera integrazione dei non udenti?» si domanda l’Ing. Gialloreti. E questi sono solo piccoli esempi di negazione di diritti che migliaia di disabili e persone con disagio mentale, sono costrette a vivere giornalmente.

«C’è un’altra cosa che vorrei dire. Di solito noi non veniamo rappresentati normalmente dai media; ma sempre con pietismo o attraverso atti eroici, spesso dal punto di vista sportivo. Nel resto dei casi rimaniamo in un limbo silenzioso e defilato. Quella che manca del racconto del nostro grande mondo è una rappresentazione “normale”. Perché io, in fin dei conti, mi sento un normale cittadino» conclude il presidente con una punta di stizza.


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