La vita dei rifugiati iracheni documentata da un fotografo (rifugiato e iracheno)

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Si chiama Salwan Georges il giovane fotografo che vuole mostrare in un libro gli sforzi di coloro che tentano di costruirsi una nuova vita, senza dimenticare la propria identità

Salwan Georges è arrivato negli Stati Uniti nel 2004 dopo essere stato costretto ad abbandonare il suo paese, l’Iraq, nel 1998 insieme alla sua famiglia e dopo aver trascorso alcuni anni come rifugiato in Siria. Oggi lavora presso il Detroit Free Press e le sue foto sono state pubblicate, tra gli altri, da New York Times, Washington Post, USA today, Telegraph (Regno Unito).

Il ricordo dei paesi che sono stati la sua casa, Iraq e Siria, e l’esperienza vissuta come rifugiato lo hanno spinto a decidere di raccontare la vita dei profughi che giungono oggi in Michigan e il viaggio da loro affrontato. Un modo per mostrare ai cittadini chi sono i rifugiati e le difficoltà che devono affrontare, che può avere effetti collaterali positivi: “Una volta che abbiamo raccontato la loro storia – ha spiegato Georges al blog New America Media, parlando di una famiglia sudanese da poco giunta a Detroit – hanno ricevuto maggior supporto per iniziare la loro nuova vita”.

L’occhio di un fotografo iracheno e rifugiato per raccontare la nuova vita dei rifugiati iracheni nell’area di Detroit. È questa l’idea alla base del libro al quale Salwan Georges sta lavorando. Il progetto rientra tra le attività di un programma triennale per giovani fotografi talentuosi al quale Georges ha preso parte.

Alcune delle foto sono già state esposte presso l’Arab American National Museum: sette scatti che mostrano lo sforzo di coloro che vogliono costruire una nuova vita negli Stati Uniti conciliandola con la propria identità. All’interno del libro, inoltre, alle storie dei rifugiati incontrati negli Stati Uniti Georges affiancherà quella della sua famiglia, che ormai documenta da anni.

Le foto scattate nell’ambito del progetto fino a questo momento posso essere viste qui.

Da cartadiroma


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