Caro Giovanni, non ci privare degli occhi di Felicia. Noi siamo quelli che gridiamo “Peppino e gli amici siciliani…”

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Caro Giovanni Impastato,
ho letto con sofferenza le tue parole rivolte al Direttore Generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto. Le ho lette con sofferenza e sentite brutalmente sulla mia pelle. La storia di Peppino, della straordinaria donna che è stata (ed è) tua madre, Felicia Bartolotta, le storie vere di resistenza e di lotta alle mafie di Rita Atria, di Giovanni Falcone, di Paolo Borsellino e dei tanti eroi di questo Paese, sono quelle che noi italiani meritiamo di conoscere, di ricordare e di stimare.

La parentesi vergognosa dell’intervista ad uno dei rappresentanti di quella “montagna di merda” come la definiva Peppino, non può che rappresentare un punto bassissimo del servizio pubblico, ma ciò non può e non deve portarti a chiedere alla Rai di privarci della messa in onda della storia di tua madre. No, sarebbe come darla vinta a Salvo Riina ed al suo intervistatore che, con le sue domande buoniste e prive di contraddittorio, ha permesso ad un nuovo corleonese – non meno “uomo di merda” del padre – di vincere la battaglia per la leadership nella nuova mafia 2.0.

Caro Giovanni, gli italiani meritano di sapere che la storia di tua madre Felicia non è “fiction”, non ha bisogno di salotti televisivi per essere riabilitata. Gli italiani, a cui appartiene la Rai, vogliono Felicia e Peppino su Rai1, non Salvo Riina e Bruno Vespa. Le tue parole seguono alla indignazione di tanti, mi piacerebbe dire di tutti.
Sai quale è la verità, caro Giovanni? Che a quella intervista mancano le domande – come sottolineato dalla Fnsi e dall’UsigRai – a cui il figlio del mostro Riina non ha risposto.

Quei silenzi che, probabilmente, sarebbero stati le uniche parti da mandare in onda, saranno riempiti dalle parole di Peppino e dagli occhi di Felicia. Dal loro coraggio di non arrendersi ad un destino segnato e di ribellarsi a quell’andazzo.
Quei cento passi sono più forti di mille parole di “mezzi uomini” mafiosi e sono quelli che rimarranno nella storia del nostro Paese e nei nostri cuori.

Le nuove generazioni – che sono il presente e non il futuro di questo Paese – invocano il nome di “Peppino e degli amici siciliani” e non quello di un nuovo capomafia intervistato su Rai1 o, peggio, quello del suo intervistatore. Io – e sono certo molti altri – non vediamo l’ora che la Rai possa adempiere al suo ruolo di servizio pubblico, non con sterili puntate riparatorie di una “par condicio” fra mafia ed antimafia (che rappresenta una “pezza” ancora più ignobile del buco), ma tramite gli occhi di tua madre che, per molti come me, hanno rappresentato non solo una speranza, ma una certezza nei momenti bui.
Non ci privare di quella visione. Non ci privare di Felicia e Peppino.
Con stima, ti prego di ascoltarmi, di ascoltarci.


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