Accade anche questo. Repubblica trasforma il 25 Aprile in pagine pubblicitarie. La Stampa preferisce le mele di Luigi XVI

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Di Alessandro cardulli

Scrive su Facebook Nicola Fratoianni dell’esecutivo nazionale di Sinistra Italiana: “Un buon 25 Aprile particolare voglio rivolgerlo ai cittadini di Portoferraio, all’Elba, dove dopo 70 anni il comune non ha organizzato la Festa della Liberazione dal nazifascismo. E nonostante questa incredibile decisione, i cittadini si sono ritrovati in piazza spontaneamente”. E parla di un “atteggiamento meschino di un sindaco e di una giunta che evidentemente non hanno ancora  compreso, a decenni di distanza, i valori della Resistenza e della nostra Repubblica”.

Ci risulta che non sia il solo Comune a ignorare questa giornata che segna la liberazione dell’Italia dai nazisti e dai fascisti. Ci sono casi in cui neppure il tricolore è stato esposto alle finestre dei municipi. Ma non sono solo sindaci e giunte a ignorare la data del 25 aprile, una delle più belle della nostra storia, il riscatto da una torbida alleanza del fascista Mussoiini con il nazista Hitler, la vittoria di coloro che presero le armi, i partigiani, per combattere una battaglia di libertà, di democrazia, delle donne e degli uomini, del popolo, che li sostennero.

Nel giorno in cui si canta “Bella ciao” nessun titolo in prima pagina dei quotidiani gemelli

E ancora più grave, in una graduatoria della vergogna, il fatto che due dei più grandi quotidiani italiani, Repubblica e Stampa, nella edizione cartacea di lunedì, il 25 aprile, il giorno in cui in tante città italiane, grandi e piccole si canta “Bella ciao”, non abbiano avuto la sensibilità di pubblicare in prima pagina un articolo, un commento. Il quotidiano torinese, un piccolo riquadro, dovuto, in cui si annuncia che “La Valsesia aspetta Mattarella”. Non è un caso che i due quotidiani appartengano da poco ad un unico editore, diciamo Fiat-De Benedetti. La cosa ci ha lasciati basiti. In particolare Repubblica. Titolo di apertura “Non siamo più subalterni ai Pm, ora norme per accelerare i processi”. Intervista a Renzi: “non esiste una deriva autoritaria, i politici che rubano vanno trovati e puniti”. Editoriale del direttore, Calabresi, “I rimedi per una guerra fuori dal tempo”, in cui si parla del “confronto”  fra magistratura e il primo ministro. Poi le “mappe” di Ilvo Diamanti, titolo “Dall’Ulivo al Pd, il volto e le radici”. Che fosse il 25 aprile lo si poteva leggere solo sulla data del giornale. Abbiamo sfogliato pagina per pagina il quotidiano. Non abbiamo trovato un titolo che annunciasse le iniziative per il 25 aprile, un commento, una notizia.

Una lunga e teleguidata intervista a Renzi Matteo

Qualche riga sulla Liberazione nella lunga e teleguidata intervista al premier. Il titolo a pagina 2 tutto un programma. Ci ha incuriositi il fatto che Massimo Bordin, che cura “Stampa e regime”, la rassegna di Radio Radicale, certamente non un  pericoloso rivoluzionario  e neppure un gufo, l’abbia annunciata dicendo che era pubblicata da Repubblica, un giornale “vicino a Renzi”. Per trovare un titolo siamo dovuti arrivare alle ultime pagine della cronaca della Toscana, prima dei cinema e delle previsioni del tempo. Leggiamo alcuni titoli “Dai monti alle scuole per la Liberazione”, “ I Rosselli e noi”, scritti di Piero Calamandrei  e di Salvatore Quasimodo. Ci siamo detti, meglio che niente, sperando che nell’edizione romana un titolo, anche piccolo piccolo potesse trovar posto. Ci hanno colpito però i caratteri completamente diversi delle due pagina titolate “25 Aprile 2016 Festa della Liberazione”.

Nell’edizione toscana informazione pubblicitaria a cura di  Manzoni spa

Piccolo piccolo era  scritto: “Informazione pubblicitaria a  cura di Manzoni spa”. Ci chiediamo se i giornalisti di Repubblica abbiano qualcosa da dire su uno sfregio, così grossolano, che trasforma in pubblicità una data come il 25 aprile.  Già che ci siamo, prima di passare a dare uno sguardo alla prima pagina della Stampa, una “chiosa” all’intervista di Renzi Matteo. Non c’è molto di interessante, in gergo si chiamerebbe una “leccata”. Ma non ci pare il caso. Il premier  insiste su due concetti, si fa per dire. “Noi – dice – facciamo le leggi, loro (i magistrati, ndr) i processi”. Ma se le leggi sono sbagliate avranno il diritto di dirlo visto che devono fare i processi. E con quelle leggi che ci sono in giro è difficile farli. Oppure no? Una osservazione che poteva fargli anche l’intervistatore. Ma non gliel’ha fatta. Ancora, Renzi insiste. L’intervistatore gli dà il la, dicendogli che “il presidente dell’Anm, Davigo, sostiene che tutti o quasi i politici sono ladri”.

Il premier a Davigo: voglio i nomi dei colpevoli. Ma dimentica che li ha in casa

E Renzi, gagliardo, “Voglio nomi e cognomi dei colpevoli. E voglio vedere le sentenze”. Facile rispondere che qualche nome lo conosce bene, ce n’è uno che ha ben sei procedimenti giudiziari sul collo, fra cui bancarotta fraudolenta. Ma lui vuole le sentenze, quelle definitive che arrivano, dati i meccanismi inceppati della giustizia, le leggi promesse e mai approvate, molti anni dopo l’avvio delle indagini. Anzi, quasi sempre interviene la prescrizione. Ma il premier sa che  esiste anche un articolo della Costituzione nata dalla  Resistenza, per  la precisione il 54, che recita: “Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.

Il gemello torinese non manca di fare pubblicità al premier

Meglio sorvolare sulla “mappa” di Diamanti e dare un’occhiata alla prima pagina della Stampa, il gemello di Repubblica. Si passa da “Effetto migranti trionfa la destra” a “Senza Unione l’Europa non ha futuro”. Non poteva mancare Renzi che a Napoli firma il “patto” che prevede finanziamenti di 10 miliardi alla Campania. Ovviamente si tratta di un annuncio con firme ufficiali del Renzi e del presidente della Regione, una cerimonia riservata alle autorità fra cui si scopre che non c’era il sindaco di Napoli, che si è di nuovo candidato, ma c’era in bella mostra la candidata del Pd. Fra le notizie importanti che hanno “impedito” la segnalazione di un qualche articolo sulla Liberazione, figura questa: “Le mele di Luigi XVI crescono in Val d’Aosta”. Unico titolo “legittimo” quello sulla Juventus che ha messo  “le mani sullo scudetto”.

Da jobsnews

 


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