Ospitare rifugiati in casa, ecco il sito che fa incontrare domanda e offerta

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Prende il via oggi in Italia l’esperienza di Refugees Welcome Italia. In Germania, dove è nata nel 2014, l’idea sta funzionando, con 231 “abbinamenti” in corso. Si è poi estesa in Austria, Polonia, Grecia e Spagna (in totale altri 240 abbinamenti). Chi decide di ospitare deve dare una disponibilità da tre a sei mesi

MILANO – Prende il via oggi l’esperienza di Refugees Welcome Italia, la piattaforma on line che fa incontrare rifugiati o richiedenti asilo e persone disposte a ospitarle in casa propria. In Germania, dove è nata nel 2014, l’idea sta funzionando, con 231 “abbinamenti” in corso. Si è poi estesa in Austria, Polonia, Grecia e Spagna (in totale altri 240 abbinamenti). “Vogliamo creare un nuovo modello di accoglienza che si affianca a quelli già esistenti nel nostro Paese”, spiega Fabiana Musicco, esperta di progetti sociali e una delle fondatrice di Refugees Welcome Italia, insieme a Germana Lavagna (fotografa e giornalista) e Matteo Bassoli (sociologo). Chi ha una stanza in più e vuole vivere un’esperienza di solidarietà e aprirsi agli altri, non deve fare altro che registrarsi sulla piattaforma. Refugees Welcome Italia farà un’attenta analisi delle condizioni e delle motivazioni che spingono a voler ospitare e poi troverà nella zona in cui vive l’ospitante associazioni o enti che già accolgono richiedenti asilo. “L’ospitalità in famiglia non si improvvisa -spiega Fabiana Musicco-. È necessario creare il giusto abbinamento: con le associazioni del territorio già impegnate in questo campo troviamo il rifugiato che meglio può integrarsi nella famiglia che l’accoglierà”.

La scommessa dei fondatori di Refugees Welcome Italia è ambiziosa e allo stesso tempo semplice: l’accoglienza in casa favorisce l’integrazione, perché grazie e tramite la famiglia ospitante può essere più facile per il rifugiato conoscere altre persone sul territorio, fare volontariato nelle associazioni locali, trovare lavoro, frequentare corsi di formazione. “Quando invece si concentrato decine di migranti in una stessa struttura si rischia di creare solo problemi -sottolinea Matteo Bassoli, sociologo-. Con un’accoglienza diffusa le chance di successo sono maggiori”. Attualmente i richiedenti asilo o quelli che hanno già ottenuto la protezione umanitaria vengono accolti in strutture gestite dal terzo settore oppure in alberghi, in entrambi i casi tramite convenzione con le Prefetture. C’è inoltre lo Sprar, che è il sistema di accoglienza della rete degli enti locali: in questo caso sono i comuni a gestire le strutture in collaborazione sempre con il terzo settore. I fondi finora sono stati destinati solo a questi genere di accoglienza, mentre non è mai stata progettata a livello nazionale quella in famiglia. Refugees Welcome Italia è da questo punto di vista la novità, anche se non può accedere ancora alle risorse dello Stato (e infatti ha già lanciato una campagna di raccolta fondi).

Chi decide di ospitare deve dare una disponibilità da tre a sei mesi. Welcome Refugees Italia aiuterà la famiglia nel sostenere le spese, nel tenere i legami con le istituzioni e con le associazioni del territorio. L’obiettivo è quello di creare un’ospitalità diffusa su tutto il territorio nazionale. “Ora siamo nella fase in cui vogliamo raccogliere la disponibilità di famiglie, single, persone già conviventi nello stesso appartamento -aggiunge Fabiana Musicco-. Appena ci arrivano, ci attiviamo subito per trovare sul territorio le associazioni. Abbiamo già creato buoni rapporti con istituzioni e associazioni in Lombardia, Piemonte, Toscana, Lazio e Veneto, ma siamo in grado di creare abbinamenti famiglia-profugo su tutto il territorio nazionale”.

“Quello che desideriamo è un cambiamento a 360° delle modalità di accoglienza -sottolinea Germana Lavagna-. Vogliamo mettere al centro la persona accolta e la comunità accogliente. La prima non può essere lasciata nel limbo del processo di richiesta senza un supporto amicale, la seconda non può essere spettatrice di una politica di inclusione. Solo nel dialogo tra ospite ed ospitante la nostra società potrà crescere e fiorire”. (dp)

Da redattoresociale


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