Turchia: gli studenti medi si mobilitano

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Il 10 Ottobre scorso ad Ankara due bombe esplodono nel corteo pacifista organizzato dalle forze d’opposizione per rivendicare la fine delle ostilità tra governo turco e PKK. Due bombe esplodono colpendo il cuore di una generazione che crede nella pace oltre i confini, nell’uguaglianza e nella solidarietà. Come già accaduto a Suruç nel Luglio Scorso questo è l’ennesimo atto di terrore che lascia come vittime studenti, lavoratori e sindacalisti impegnati, come noi, nella costruzione di un futuro più giusto. L’eco delle numerose guerre interne ed esterne al continente europeo, segna indelebilmente una ferita che ci coinvolge tutti e che necessità di risposte ed azioni concrete dalle comunità internazionali e dai luoghi della formazione e della conoscenza.

Nelle scuole, come Rete degli Studenti Medi, ci siamo fatti promotori di far partire i dovuti segnali di solidarietà e rispetto per quanto successo, appendendo permanentemente negli ingressi delle scuole le bandiere della pace. Un gesto simbolico necessario e sentito dagli studenti tutti, che hanno bisogno di essere uniti nella lotta contro atti vigliacchi come questo, di fronte alla nostra richiesta di una pace globale, il terrorismo non può e non deve vincere. Nelle scuole deve venire affrontato il problema, educando e informando su quelli che sono i temi in gioco, le difficoltà e le situazioni critiche come accade nel contesto turco. Una comunità che vuole definirsi europea deve stringersi in un forte ed unico abbraccio a quanto successo costruendo uno stabile e chiaro “No” all’azione del governo turco, contrario alla pace con i curdi e profondamente ambiguo nella lotta al fondamentalismo islamico.

La fatica che facciamo nel capire i fenomeni o a sentirci coinvolti quando le vittime non siamo noi stessi o qualche nostro connazionale è il primo problema di un’Europa che necessità della creazione di un forte sentimento di appartenenza e di cittadinanza che oggi più che mai chiediamo e riteniamo essere indispensabile. Perché la prima preoccupazione è quella di riuscire a far comprendere quanto accaduto e tentar di capire quanto accadrà. In Europa, ma non solo, abbiamo bisogno di consolidare questi valori, di abbattere i muri dell’oppressione che si stanno alzando sempre di più. L’immagine che in queste ore gira sui social network, dell’avvocato palestinese che scalcia un lacrimogeno lanciato dai soldati israeliani fa riflettere su quella che è la condizione di conflitto di alcuni paesi più o meno vicini a noi e che lascia spesso silenti le nostre comunità, quando sarebbe utile non solo una corretta informazione, ma anche una degna analisi storico-politica dei fatti. Per non svuotare le scuole e le università dei propri valori dobbiamo ridare loro centralità in questa importante battaglia, lottando così sia l’ignoranza di chi terrorizzato da fenomeni come quello dell’Isis si ritrova muto e cieco di fronte a fatti ben più tragici, ma che non lo vedono coinvolto in prima persona, sia per costruire quel sentimento di europeismo che ci unisce non solo nella moneta, ma anche nei nostri ideali e valori.

*Rete Studenti Medi


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