Lavoro, è il caso di preoccuparsi degli inattivi?

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Ancora una volta è difficile prender posizione senza spiacere al governo delle “larghe intese” a proposito di quello che sta succedendo nel mercato del lavoro.  Nello scorso settembre, infatti,  cioè poco più di ieri mentre sono calate in maniera netta sia l’occupazione che la disoccupazione è aumentata la percentuale dei cosiddetti inattivi,  cioè di quei giovani che non cercano di lavorare né di continuare i propri studi. Li chiamano Neet  e sono quelli che appunto non fanno né l’una né l’altra cosa.

Sono i dati dell’ISTAT e l’Italia per l’Istituto Nazionale di Statistica ha perduto 36 mila occupati (cioè l’0,2%) e 35 mila disoccupati(-1,1%) ma ha guadagnato-per così di re- 53 mila inattivi(+0,4 %) di età compresa tra i 15 e i 64 anni, cioè la fascia di età in cui si studia o si lavora. E così il tasso di disoccupazione è diminuito di 0,1% punti percentuali arrivando al 56,5%.  Mentre su base annua l’occupazione cresce dello O, 9 %(più 192 mila persone occupate) e il tasso di occupazione di 0,6 punti. Il tasso di disoccupazione è calato invece di 0,1 punti percentuali. Nei dodici mesi la disoccupazione diminuisce del 8,1 % (-264 mila persone in cerca di lavoro) e il tasso di disoccupazione di 1,0 punti. Quanto agli inattivi, il tasso è pari al 35,8 % in aumento di 0,2 punti percentuali. Su base annua la inattività è in calo dello 0,3% (-39 mila persone inattive) e il tasso di inattività rimane invariato. In un simile contesto la stima degli occupati dai 15 ai 29 anni, diminuisce  dell’1,2% rispetto ad agosto(-11 mila). Sempre su base mensile, il tasso di occupazione giova nile,pari al 15,2% diminuisce di 0,2% punti e il tasso di inattività dei giovani tra 15 e 24 anni aumenta di 0,4 punti percentuali, arrivando al 74,4 % per cento.

Con riferimento alla media degli ultimi tre mesi, per i giovani di quindici-ventiquattrenni   si osserva il calo del tasso di disoccupazione (-0,6 percentuali ) a fronte di una lieve crescita del tasso di occupazione (+0.1 punti) sia del tasso di inattività (+0, 1 punti). In termini tendenziali, rispetto al settembre dell’anno scorso, il tasso di occupazione dei giovani di quell’età cala di 0,8 punti percentuali, cala anche il tasso di disoccupazione (-1,3 punti) a fronte di una crescita dell’inattività di 2,0 punti. Il presidente del Consiglio e segretario del PD ha detto.” E’ la volta buona.

L’Italia riparte” e il ministro del Lavoro Poletti ha detto che c’è stato un miglioramento strutturale del mercato del Lavoro. Il presidente della commissione del Senato Sacconi che è di Forza Italia ha rilevato “come l’ISTAT registra un mercato del lavoro che fatica a consolidare l’inversione di tendenza” e “ritorna quindi il problema della produttività quale presupposto per fare occupazione. E la produttività si fa con le nuove tecnologie e collegando con essa i salari.” Si colloca a metà tra il governo e l’opposizione parlamen tare la Confcommercio che parla di “contenuto ridimen sionamento” rilevato a settembre nel numero di perso ne occupato che “conferma la debolezza della ripresa in atto”. Ma anche di “un dato che, comunque, non mette in discussione la tendenza al miglioramento generalizzato delle performance  economiche dell’Italia.

Oggi si chiede un alleggerimento dell’eccessivo carico fiscale che grava sulle imprese e sui cittadini italiani.  A loro volta, gli studiosi di Adapt  la scuola del prof. Marco Biagi, ucciso dai terroristi delle Brigate Rosse il 19 marzo 2002, mettono in luce come sono stati spesi “15 miliardi di euro, forse 20  per non incidere in alcun modo sulla vera priorità italiana anche in termini di produttività, cioè di incrementare il numero degli occupati”. Ricordando che i dati di luglio-agosto-settembre “andranno rivisti quando saranno pubblicati i dati del III  trimestre e si nota che il numero degli occupati è in calo di 36 mila unità ma soprattutto preoccupa  l’aumento degli inattivi, +52 mila in tutto, di cui 22 mila tra i giovani.  “Il calo degli occupati-scrivono gli studiosi emiliani- sembra averci riportato alla dura realtà del mercato del lavoro dopo un momento influenzato dalla decontribuzione dell’occupazione stagionale estiva. Le variazioni  dei tassi restano comunque dell’0,1 % e questo fa concludere che la situazione è ancora di sostanziale stagnazione. A fronte di 790 mila contratti che hanno usufruito della decontribuzione prevista dalla legge di Stabilità sono solo 101 mila i posti di lavoro in più a tempo determinato. Questi fondi sono stati utilizzati  unicamente per conversioni e sulla base di una legge su un’idea di stabilità che manca tanto nella legge quanto nella realtà del mercato del lavoro.” Insomma è una situazione che caratterizza il nostro Paese oggi.


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