Dilagante disagio abitativo. Ne parla Massimo Pasquini, segretario Unione Inquilini

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 Di Alessandro Ambrosin

 

Ogni giorno 140 sfratti. Il social housing: truffa sociale. Il 10 ottobre la IV Giornata nazionale “sfratti zero“. “Con il Governo Renzi nessuno sfratto è soggetto a proroga neanche quelli con malati terminali, con anziani e minori o persone disabili” 

ROMA – Troppe case sfitte e migliaia di sfratti esecutivi, molti dei quali per morosità cosiddetta “incolpevole”. E’ questo il paradosso che si sta consumando su tutto il territorio nazionale. Dai grandi centri metropolitani alle piccole cittadine di provincia. Nessuno è esente da questo fenomeno in crescita, segnato, non solo dalla crisi economica dilagante, ma anche dalla mancanza di politiche sociali atte ad impedire il proliferare di una speculazione senza nessun controllo.

Ne abbiamo parlato con Massimo Pasquini, segretario nazionale di Unione Inquilini.  Può darci qualche dato a livello nazionale per capire l’entità del disagio abitativo?

In Italia i dati sono noti, ma reputo opportuno ripeterli perché sono propedeutici  alla comprensione della situazione reale.  Ogni anno in Italia sono oltre 77.000 le sentenze emesse,  di queste circa 65.000 hanno come motivazione la morosità incolpevole, ovvero quella figlia della crisi derivante da licenziamenti, casse integrazioni, spese per le cure di malati gravi, etc.  Nel solo 2014 ci sono state 150.000 richieste di esecuzione presentate alla forza pubblica e di queste ne sono state eseguite oltre 33.000. Ogni giorno in Italia sono 140 gli sfratti eseguiti con la forza pubblica. Nel nostro Paese vi sono oltre 650.000 famiglie collocate utilmente nelle graduatorie comunali per accedere ad una casa popolare a canone sociale. Si badi bene si tratta di famiglie certificate dai comuni come aventi i requisiti per avere accesso ad una casa popolare perché l’unico canone di affitto che possono pagare è quello sociale. Così come vi sono in Italia solo un milione di alloggi sociali che corrisponde a meno del 4% del costruito, mentre nel resto dell’Europa andiamo dal 16% della Francia al 50% dei Paesi Bassi di alloggi sociali rispetto al costruito. Infine, da non dimenticare, che sono oltre 950.000 le unità immobiliari ufficialmente sfitte ma in realtà affittate in nero che “producono” una mancata dichiarazione di 5 miliardi di euro e una evasione stimata in 1.5 miliardi di euro.

Insomma, un tema davvero molto complesso…

Sì. Il tema è complesso, ma allo stesso tempo semplice. Dobbiamo però partire da due punti fermi. In italia è sbagliato continuare a parlare di emergenza abitativa, l’emergenza è qualcosa di unico e straordinario, penso ad un terremoto, penso alla esplosione di una casa perché satura di gas. Ecco questi sono eventi che rappresentano una emergenza, ma se i numeri sono quelli sopra citati allora finiamola di parlare di emergenza abitativa perché abbiamo di fronte una questione strutturale che va affrontata in maniera programmatica e non con interventi emergenziali che producono sperpero di denaro pubblico, accontentano qualcuno, ma lasciano le cose come stanno.

L’altro punto è quello che dovremmo smetterla di dire che il Governo (anche quelli precedenti) non fanno politiche abitative.  Io credo che i Governi le fanno eccome le politiche abitative ma sono politiche tutte di zerbinaggio nei confronti della rendita immobiliare speculativa.  Si è abbandonata ogni politica pubblica di controllo sulla gestione del territorio e di controllo pubblico sugli affitti per il solo obiettivo di sostenere la speculazione edilizia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti dal 2008 sono raddoppiati gli sfratti e in tale ambito abbiamo assistito al boom della morosità contestuale all’azzeramento della realizzazione di case popolari. Nel frattempo oggi con il Governo Renzi siamo giunti al fatto che nessuno sfratto è soggetto a proroga neanche quelli con malati terminali, con anziani e minori o persone disabili. Da qui la complessità da una parte sappiamo tutto e abbiamo dati in abbondanza, dall’altra si continuano perpetuare politiche abitative che semplicemente non si basano sul fabbisogno reale ovvero di chi oggi con redditi medio bassi o precari non può reggere l’urto di un mercato vorace, ma si sostanzia e si finanzia la sola speculazione. Un dato su tutti, lo dice l’Istat, dal 2001 al 2011 sono state costruite 1,5 milioni di case,  di queste lo 0.1 % erano alloggi sociali. Insomma si è costruito tanto senza alcuna risposta concreta alla richiesta reale.

Si è parlato anche in Italia di social housing, ma non sembra essere decollato. Le istituzioni in tal senso come si stanno muovendo e quali istanze state portando avanti? 

Sul social housing ci troviamo di fronte ad una truffa sociale. Io lo chiamo social housing all’amatriciana. Con questa dicitura sono state costruite decine di migliaia di alloggi, realizzati con il sostegno determinante di risorse pubbliche (aree gratis, finanziamenti, defiscalizzazioni etc), ma anche in questo caso abbiamo assistito ad una opera di cementificazione del territorio senza che abbia sortito effetti. Perché? Ho ben presente la situazione romana. Qui sono state costruiti alloggi, ad esempio,  di social housing  che dovevano essere dati in locazione al 4,5% del prezzo di costruzione, invece senza alcun controllo da parte della Regione e del Comune agli inquilini sono stati fatti firmare contratti da libero mercato. Questo nel silenzio assoluto delle istituzione fino a quando non è intervenuta la guardia di finanza su denuncia degli inquilini.

Io di per se non sono contrario a prescindere ad una presenza di alloggi di social housing veri, ma si dovrebbe prevedere anche con leggi regionali che le famiglie ai quali vanno date queste case le decide il comune e non la cooperativa o il costruttore, e che il canone viene determinato prima con accordi integrativi con i sindacati che nel determinare il canone tengano conto dell’apporto pubblico e dei redditi delle famiglie. Senza almeno queste due prescrizioni non si parla più di social housing ma si solo housing  speculativo.

Un tempo esisteva l’equo canone ora il liberismo dei prezzi incontrollato. Tra l’altro alla speculazione economica sugli affitti spesso si somma quella di proprietari che acquistano casa con la legge 167, quindi ad un prezzo agevolato, per poi affittare l’immobile a prezzi di mercato. Come si potrebbe calmierare e soprattutto controllare il mercato degli affitti ormai privo di regole? 

Nel 1998 il Governo ma anche alcuni sindacati inquilini affermavano che il superamento dell’equo canone era importante perché il mercato si sarebbe calmierato da sé. Gli effetti di questa scelta scellerata, sbagliata e infausta sono sotto gli occhi di tutti. I canoni di locazione sono aumentati a dismisura producendo sfratti per gli inquilini e aspettative di redditività per i proprietari irraggiungibili. In Italia il mercato delle locazioni non è un punto di incontro di domanda e offerta ma è solo offerta che non tiene conto della capacità economica della domanda. Poi l’abbandono di una forte presenza pubblica in tema di case popolari ha determinato l’effetto del venire meno dell’unico effetto calmieratore del mercato ovvero una adeguata offerta di alloggi a canone sociale. Quanto successo con le case  economiche realizzate in riferimento alla legge 167 è qualcosa di simile al social housing, si è concesso di costruire a cooperative e costruttori alloggi agevolati che però successivamente e in mancanza di adeguate forme di controllo sono diventati un girone infernale per coloro che sono poi diventati gli utenti successivi o finali. Speculazione sempre speculazione oltretutto finanziata da risorse pubbliche.

Il 10 ottobre sarà la IV giornata nazionale contro gli sfratti.  Quale è  la prima istanza che porterete alle massime istituzioni del Paese per far fronte alle migliaia di persone sfrattate e a rischio sfratto?

Sì, siamo giunti alla IV Giornata nazionale sfratti zero: una giornata che si inserisce nella più ampia mobilitazione internazionale promossa dall’Alleanza internazionale degli Abitanti ( www.habitants.org) che ha lanciato da 15 anni il mese di ottobre come il mese delle mobilitazioni mondiali sfratti zero. La IV Giornata nazionale sfratti zero  punta a chiedere l’immediata sospensione di tutti gli sfratti, la garanzia del passaggio da casa a casa e che la questione casa entri nell’Agenda politica nazionale.

Con la Giornata nazionale sfratti zero che è una giornata aperta alla partecipazione di chiunque ci sta, con le proprie parole d’ordine, con le proprie iniziative in totale autonomia,  siano essi sindacati, movimenti, associazioni di volontariato, comitati inquilini,  partiti, enti locali,  mossi tutti dalla volontà di chiedere con forza che la questione casa non sia declassata a sola questione di ordine pubblico o di pura assistenza sociale nei migliori dei casi. Noi, al contrario, chiediamo politiche strutturali che partano dal rispondere prioritariamente alle famiglie collocate utilmente nelle graduatorie e con sfratto in esecuzione o eseguito. Per fare questo a nostro dire si devono abbandonare le politiche di privatizzazione degli immobili pubblici e di liberalizzazione degli affitti. Si devono altresì sospendere i piani regolatori (o regalatori)  che sono finalizzati solo alla cementificazione del territorio. E’ necessario procedere a determinare in un percorso partecipativo piani regolatori dell’esistente, ovvero piani strutturali che aumentino l’offerta di alloggi a canone sociale attraverso il riuso o l’autorecupero del patrimonio pubblico, come il demanio civile e militare, i patrimoni comunali, regionali,  Ipab o delle Asl, oggi inutilizzato. Patrimonio, quindi, da utilizzare esclusivamente per dare risposta alle famiglie nelle graduatorie e per il passaggio da casa a casa per gli sfrattati. Invitiamo davvero tutti a programmare ed organizzare nel proprio comune o nel proprio quartiere iniziative sabato 10 ottobre 2015 e se possibile comunicarcelo per dare il massimo della diffusione alla seguente mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..”>unioneinquilini@libero.it.

Da dazebao


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