Santo, un giornalista “cane da guardia” della democrazia

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Non mi ero reso conto della gravità della malattia di Santo. Non ero presente all’ultima festa di Articolo 21, gli amici mi hanno detto che vi aveva partecipato con la solita carica nonostante i segni della sofferenza. La sua andata ci ha colpito profondamente perché inaspettata. Il dolore per me è doppio, mancano: una telefonata, un incontro, una parola di conforto per Teresa. Ci siamo conosciuti a Torino agli inizi degli anni Ottanta, in Rai non ci siamo professionalmente incrociati: lui al tg io alle reti. La lotta per il diritto di informare e di essere informati, dopo l’editto bulgaro, ci ha fatti rincontrare e l’associazione Articolo 21 ci ha uniti. Quanti dibattiti su e giù per l’Italia.

Che Santo sia stato grande e che lascia un vuoto lo dimostrano le tante e tante testimonianze che in questi giorni sono arrivate direttamente alla famiglia e al sito di Articolo 21. Lui era un giornalista vero, in un mondo di mezze tacche, era un “cane da guardia della democrazia”, tra tanti, troppi “cani da guardia del padrone”, soprattutto dopo l’avvento di Berlusconi e il berlusconismo. So bene che in questi momenti bisognerebbe mettere da parte le polemiche, ma ricordandolo non riesco, Santo Della Volpe è stato un giornalista dalla schiena dritta, mai prima donna, mai solo a parole sempre con i fatti. Don Ciotti aveva visto giusto: solo lui sarebbe stato in grado di sostituire Roberto Morrione a Libera Informazione. Così è stato. Qualche mese fa era diventato presidente della Federazione nazionale della stampa, impegno affrontato con la solita carica e competenza. Eravamo in disaccordo, lui convinto che ci fosse spazio per cambiare non solo la Fnsi ma anche l’Ordine dei giornalisti, io convinto che la deriva è inevitabile. Una categoria che di fronte alla violenza inaudita dell’editto bulgaro nei confronti di Biagi, Santoro, Luttazzi e delle relative redazioni, non è riuscita a creare uno sciopero, una protesta. La verità sta nei fatti: se la categoria fosse stata unita e avesse realmente combattuto il berlusconismo e non solo, non ci sarebbe stata la necessità di fondare Articolo 21 e altre associazioni.  L’ultima volta che ho sentito Santo abbiamo parlato della riforma della Rai e del tentativo dei partiti di non mollare l’osso nonostante le promesse di Renzi.

Di lui ho recentemente parlato in un dibattito dedicato proprio alla riforma della legge Gasparri. La proposta, che è in discussione in commissione al Senato, prevede che nel nuovo cda della Rai un consigliere rappresenti i lavoratori dell’azienda, Santo Della Volpe sarebbe stato perfetto: conosceva la Rai come nessun altro, professionalmente ineccepibile, indipendente dai partiti, amato da tutti noi e soprattutto un uomo perbene.


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