Ddl diffamazione. OSCE: “Alcuni punti destano forte preoccupazione”

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L’intervento di Ulrike Schmidt, inviata della Rappresentante per la libertà dei media dell’Osce, alla conferenza internazionale di Ossigeno del 2 luglio 2015 a Roma

Il progetto di legge sulla diffamazione che tornerà al Senato in seconda lettura nelle prossime settimane contiene novità che “si spera abbiano un impatto positivo sulla libertà di informazione”, ma contiene parti che non favoriscono la libertà di espressione e sono fonte di grande preoccupazione per l’OSCE”, ha detto Ulrike Schmidt, inviata della Rappresentante dell’OSCEper la libertà dei Media, Dunja Mijatovic, prendendo la parola alla conferenza internazionale sulla libertà di stampa promossa da Ossigeno per l’Informazione il 2 luglio 2015 nella Sala Koch del Senato. (Ascolta il suo intervento in inglese e in italiano).

Ulrike Schmidt ha indicato fra gli aspetti presumibilmente positivi la sostituzione della pena detentiva con multe e ha elencato i motivi di preoccupazione invitando i senatori “a considerare con grande attenzione” alcuni punti quando torneranno a esaminare il disegno di legge. In particolare ha chiesto di depenalizzare la diffamazione “prendendo in considerazione tutto ciò che è stato detto a questo proposito in vari paesi” a favore della rinuncia a perseguire sul piano penale chi danneggia la reputazione. Fra i motivi di preoccupazione, ha detto, c’è “l’importo delle multe, che può avere effetti negativi sulla libertà dei media, può alimentare l’auto-censura. Auspichiamo anche che sia fissata una soglia massima per la compensazione dei danni”.

“Ci preoccupa – ha aggiunto – anche la durata troppo lunga delle istruttorie, delle cause e dei processi per diffamazione. Ci preoccupa la mancanza di misure efficaci per prevenire l’abuso delle querele e delle citazioni per diffamazione mentre vengono introdotte ulteriori norme a vantaggio di chi si ritiene offeso. Inoltre la nuova legge – ha detto – dovrebbe stabilire molto chiaramente qual è lo scopo delle norme sulla diffamazione: ristabilire la reputazione ingiustamente danneggiata e non punire chi è colpevole di diffamazione”.  Il nostro Ufficio, ha ricordato, dedica grande attenzione a questo progetto di legge fin dalle sue prime battute. Lo ha fatto analizzare da un esperto della materia, Boyko Boev e ha pubblicato la sua analisi. (Ossigeno ha ripubblicato il testo in Italiano e in inglese nell’ebook Onore offeso e libertà di stampa, ndr).

L’inviata di Dunja Mijatovic ha ricordato che l’OSCE considera la libertà dei media e la libertà di espressione un diritto umano fondamentale, un elemento essenziale in ogni società civile e democratica. “La diffamazione e il danno alla reputazione sono questioni molto serie – ha affermato – e c’è bisogno di prevedere riparazioni, ma bisogna farlo con un equilibrio tra il diritto alla privacy e la libertà d’espressione che è davvero molto delicato. Dobbiamo garantire un dibattito pubblico libero, nel quale chiunque possa intervenire senza paura; un dibattito il più ampio possibile. Perciò soltanto poche, pochissime espressioni dovrebbero essere criminalizzate: fra queste le incitazioni alla violenza, le parole e le immagini che scioccano e mettono a repentaglio la pace sociale, le espressioni che insultano e offendono la dignità altrui. Queste espressioni devono essere censurate”.

“Bisogna tenere conto che le norme che puniscono la diffamazione spesso sono strumentalizzate, usate per altri scopi. Il nostro Ufficio di Vienna – ha detto – ha seguito vicende di questo genere che hanno riguardato giornalisti italiani e ha operato per sensibilizzare l’opinione pubblica e le autorità italiane. Occorre tenere conto, ha proseguito, che c’è stato un forte aumento delle denunce per diffamazione e che moltissime di queste denunce vengono poi ritirate o archiviate. C’è anche il malcostume di usare le accuse di diffamazione per estorcere denaro ai giornalisti. C’è il malcostume di citare in giudizio senza neppure avere chiesto una rettifica”.

Ulrike Schmidt ha ricordato che molte accuse di violazione della reputazione provengono da figure pubbliche che non accettano, come invece dovrebbero, il fatto che il loro ruolo pubblico implica una limitazione del loro diritto alla riservatezza.

Sulla depenalizzazione della diffamazione, ha sottolineato, l’OSCE sta conducendo una campagna internazionale incessante. “Secondo una recente ricerca dell’IPI (International Press Institut) di Vienna, negli ultimi cinque anni, cinque paesi dell’Unione Europea hanno depenalizzato il reato di diffamazione e altri cinque hanno compiuto grandi passi avanti. Ma nella maggior parte degli Stati la diffamazione non è ancora depenalizzata e soltanto in sette paesi dell’Unione Europea la legge prevede clausole a protezione dei giornalisti. L’Italia non perda l’occasione per modernizzare le sue norme a difesa della libertà di espressione e dei media”. Inoltre prenda in considerazione gli strumenti e le prassi già in uso in altri paesi per comporre i contenziosi fra giornali e lettori senza ricorrere ai tribunali, con l’autoregolamentazione dei media e altri meccanismi che rientrano nella sfera etica del giornalismo.

Ulrike Schmidt ha infine sottolineato la “grande collaborazione” di Ossigeno per l’Informazione con l’Ufficio Osce di Vienna. “Con un approccio molto serio Ossigeno ha messo in luce serie minacce nei confronti dei giornalisti italiani e ci ha fatto conoscere meglio la situazione dell’informazione in Italia”.

RDM-ASP

Da Ossigeno per l’informazione


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