Grecia: se l’Europa non capisce la lezione di Mosul

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Nella scelta dei falchi europei di umiliare i greci, governo e popolo, c’è una chiara preoccupazione politica: fermare l’onda populista. Ma gli estremismi si autoalimentano.
Come molti anche noi del Mondo di Annibale abbiamo seguito con sgomento questa incredibile vicenda greca. Il terzo salvataggio. di un paese il cui Prodotto Interno Lordo è meno della metà di quello della Lombardia.

Il referendum greco ha posto in evidenza tutte le carenze della sua classe politica, su questo non vi è il minimo dubbio. L’incapacità di mettere mano alla riduzione delle spese militari, esorbitanti sebbene anche per colpa dei creditori, l’incapacità di superare le baby pensioni, un’esigenza di solidarietà con chi il lavoro e la pensione non ce l’ha, l’incapacità di tassare l’industria nautica, un’altra esigenza di solidarietà sebbene nella consapevolezza che perdere pure quel primato sarebbe l’ultimo autolesionismo, l’esenzione fiscale della chiesa greco-ortodossa, in omaggio a un vecchio e anacronistico privilegio, sono tutti dati che non possono essere omessi.

Ma nella scelta dei falchi europei di umiliare i greci, governo e popolo, c’è una chiara preoccupazione politica: fermare l’onda populista, fermare il contagio populista che poteva portare Tsipras a diventare un simbolo di tutti i gruppi che propugnano la fine dell’Unione, la fine del rispetto delle regole, il rompiamo le righe europeo.

Ecco, la lezione che a Bruxelles non hanno capito, è che un estremismo ha assoluto bisogno dell’altro, per questo l’ISIS pubblicizza i suoi orrori. Per seminare un panico che determini contromisure che ci facciano diventare, o apparire, simili a loro. Questa sarebbe la loro vittoria. E allora con il mio “naturale”, comprensibile “sospetto” nei confronti del mio vicino di casa di carnagione olivastra, determinato dalla disumanità sbandierata dall’ISIS, io determino una reazione con la quale aiuto l’ISIS a “vincere”.

E così la linea dei falchi fa propaganda, diffonde un risentimento, un odio anti-UE che rafforza “l’anima populista” dei movimenti che da Madrid ad Atene scuotono l’Europa.

Siamo entrati nell’epoca delle culture dell’odio, e la linea dei falchi, il loro “catalogo delle crudeltà” presentato ai greci per salvarli, come ha scritto il tedesco Der Spiegel, non fa altro che rafforzare proprio quel fuoco che si spera di spegnere.

Gli euro burocrati appariranno ancor più disumani e feroci, arroccati nel loro fortino, e l’onda del risentimento nei loro confronti alimenterà quel populismo che non vede la fondatezza di alcune critiche, di alcune richieste, di alcuni richiami.

Gli opposti estremismi, in quest’epoca di cultura dell’odio, si alimentano vicendevolmente. E visto che fa molto caldo l’incendio rischia di divampare, tra poche ore.

Che i signori dell’eurogruppo non lo abbiano capito dimostra non solo perché l’Europa esca sconfitta e orrendamente ferita da questa sua “vittoria”, ma anche perché non sappia più essere artefice di un dialogo, di una politico di incontro tra i popoli, nel Mediterraneo e altrove.

La richiesta di “affidabilità” del partner da parte di chi non capisce questo fa riflettere su cosa significhi “affidabilità”: Pinochet lo era certamente, “affidabile”. Ma non è questa l’affidabilità di cui si ha bisogno per sconfiggere la cultura dell’odio che sta avvelenando i pozzi del nostro vivere insieme. E il fatto che dopo aver voltato le spalle al Partenone il ministro dell’economia tedesco parta per firmare importanti accordi commerciali con gli affidabili ayatollah iraniani, a embargo ancora non tolto, dice chiaramente quanto profondo sia l’equivoco sul significato di questa bellissima parola: affidabilità.


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