Def, il “tesoretto” da 1,6 miliardi sarà destinato ai poveri?

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Ieri l’approvazione del Documento di economia e finanza. La novità al centro del dibattito è come impiegare le risorse. Tra le ipotesi più accreditate: estendere il bonus da 80 euro agli incapienti o avviare il Reddito di inclusione sociale

ROMA – Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri il Documento di economia e finanza (Def). La novità al centro del dibattito è il “tesoretto” da 1,6 miliardi che, ha spiegato il premier Matteo Renzi, deriva da maggiori spazi che il governo può sfruttare nel rapporto deficit/Pil grazie alla flessibilità sul bilancio concessa dalla Ue. Nelle prossime settimane si deciderà come utilizzare questi fondi. L’ipotesi più accreditata, secondo il quotidiano Avvenire, è di destinare le risorse al contrasto alla povertà. Il “tesoretto” potrebbe infatti servire a mantenere la promessa di estendere anche agli incapienti (redditi inferiori a 8 mila euro) e alle pensioni minime gli 80 euro varati l’anno scorso per i redditi medio-bassi.

Restando sul piano della lotta alla povertà, c’è un’altra ipotesi: quella secondo cui il “tesoretto” potrebbe servire ad avviare il Reis, Reddito di inclusione sociale per l’indigenza assoluta avanzata dalla rete Alleanza contro la povertà. Una misura a cui sta lavorando il ministro del Welfare Giuliano Poletti, che di recente ha incontrato i promotori. Si parla poi di un intervento strutturale sugli esodati, decontribuzione delle nuove assunzioni, sgravi alle aziende. Di  certo c’è però che il “tesoretto” può rispondere a una sola di queste esigenze.

Il Reddito di inclusione sociale. Secondo i promotori – un gruppo di 30 sigle, tra associazioni, centri di ricerca, istituzioni e sindacati – per far sì che lo strumento possa andare a regime serve un piano “graduale” e con un “orizzonte definito”. Bastano 4 anni e un investimento pubblico iniziale di 1,7 miliardi per il primo anno che possa essere incrementato fino al quarto anno per raggiungere passo passo tutte le persone in povertà assoluta: quindi 3,5 miliardi per il secondo, 5,3 per il terzo anno, mentre per il quarto anno (primo anno della misura a regime) occorrono 7,1 miliardi. Complessivamente, quindi, circa 17,6 miliardi nei primi 4 anni. Secondo i promotori del Reis, una volta a regime, la spesa per sostenere la misura sarà composta da 5,5 miliardi per il solo contributo economico, di 1,6 miliardi per i servizi alla persona e solo 2,4 milioni annui per il monitoraggio. “I 7,1 miliardi di euro – spiega l’Alleanza contro la povertà – rappresentano la soglia minima di spesa per una misura che preveda importi monetari adeguati ad un’esistenza dignitosa e una significativa presenza di servizi alla persona. Al di sotto di questo livello di spesa si possono introdurre solo politiche contro la povertà non eque e con risposte di scarsa qualità”.

Il “reddito di cittadinanza” del Movimento 5 Stelle. Il “reddito di cittadinanza” è uno dei cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle. Ecco la proposta: un beneficio massimo di 780 euro a persona al mese e l’obbligo di una ricerca attiva di un lavoro, di seguire corsi e fare volontariato. Complessivamente la misura costerebbe 16 miliardi l’anno. La platea di riferimento è più estesa di quella in povertà assoluta e riguarda, in pratica, quella che l’Istat identifica come povertà relativa: 10 milioni di persone. Il reddito di cittadinanza – annuncia il Movimento 5 Stelle – nelle prossime settimane sarà rilanciato in grande stile con una “marcia contro la povertà”.

Da redattoresociale.it


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