Sinistra senza popolo. Caffè del 12

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Basta grandi opere, dice Del Rio a Repubblica, ora solo lavori utili. È la prima volta, a mia memoria, che il governo cambia verso e rinuncia all’eredità di Berlusconi. Prima ci sono voluti un’inchiesta giudiziaria, lo smantellamento della struttura di missione (Incalza) al ministero delle Infrastrutture e le dimissioni di Lupi. Applaudo: le grandi opere, e l’uso dell’emergenza come lubrificante per spendere denaro pubblico, hanno moltiplicato la corruzione, piaga putrefatta della nostra società -come dice Bergoglio- e spalmato ovunque l’intermediazione mafiosa. Ciò detto, per finanziare l’enormità di piccoli lavori che sarebbero utili (ieri in Sicilia ha ceduto un altro viadotto) serve un’intelligenza diffusa nel Paese (tecnici, amministratori onesti e imprese in regola) e serve che lo Stato investe e controlli .Serve, insomma, un’intermediazione virtuosa invece della mafiosa. Purtroppo tutte le riforme di Renzi smontano i corpi intermedi, depotenziano i controlli, attribuiscono responsabilità a professionisti esterni, presi dal mercato, che non è sano ma esso stesso putrescente.Chi ricostruirà?

Senza appoggio popolare la sinistra diviene un inutile club. Questa frase, che Scalfari prende a prestito da Jacques Julliard, riassume il problema che hanno davanti socialisti farncesi e spagnoli, laburisti britannici e socialdemocratici tedeschi. La risposta di Renzi è semplice: sciogliere il club, diluirlo nel Partito (centrista) della Nazione e stabilire un rapporto diretto tra leader e maggioranza degli elettori, maggioranza fra i pochi che continueranno a votare.

“Di fatto è l’abolizione della democrazia parlamentare”, scrive Scalfari, perchè “un Parlamento di «nominati» in un sistema monocamerale è una «dependance» del potere esecutivo.”. Per questo, cambiare la legge elettorale, prevedere la possibilità di coalizzarsi tra primo e secondo turno e riconsegnare agli elettori la scelta dei deputati, è il minimo per salvare l’Italia, la sinistra e forse persino Renzi

E abolire il Senato. Sì, io che mi sono battuto con orgoglio insieme a Chiti per un Senato delle Garanzie (150 senatori e 350 deputati, la “politica” solo alla Camera, Costituzione e Diritti anche al Senato),davanti allo scempio della riforma Boschi e Finocchiaro,ora invoco un sistema mono camerale. Perchè l’assoluta priorità è preservare l’indipendenza del Presidente della Repubblica e della Corte Costituzione. Mantenendo un simulacro di Senato, Renzi elude il tema, confonde le acque e consegna tutto all’arbitrio del premier.

Bocciato per de-merito. Il ministro Poletti (ex lega delle cooperative e per questo fotografato a una cena del Buzzi) aveva annunciato 79mila assunzioni per merito del governo. Non aveva contato i licenziamenti, per cui il saldo positivo si è ridotto a 49mila unità. Poi l’Inps ha fatto i conti, con tutte le variabili, e il saldo attivo è scomparso solo 13 occupati in più. Che figura! Peggio ancora con gli industriali. “Jobs act: dietro front sull’aumento dei contributi”, scrive il Sole24Ore. Una “norma di salvaguardia” caricava, infatti, su imprenditori e autonomi nuovi contributi per i maggiori costi del jobs act. Scoperto, Poletti è stato costretto, ieri, a fare un precipitoso e indecoroso passo indietro. Ne faccia un altro, si dimetta!

Non ha il carisma di Fidel, ma Raul Castro, definendo Obama “uomo onesto, che non ha colpe per la storia”, ha imposto la verità ai media. Ha ricordato che un secolo di sangue e di dittatori, di sfruttamento e sopraffazione in America Latina ha come  primo responsabile l’imperialismo americano. Obama lo sa: “Non resteremo imprigionati nel passato, dice, finisce  la nostra ingerenza!”

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