A volte ci vuole l’innocenza di un bambino per svegliarci dal torpore della assuefazione della violenza

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Ci sono immagini che segnano il punto di insopportabilità di un conflitto.  E fanno ripartire la riflessione sulla necessità, l’urgenza di risolverlo. Per la guerra del Vietnam, fu la foto delle bambine seminude, ustionate, sole e in lacrime, in fuga su una strada. Per il conflitto del’Is, lo scatto della bambina di quattro anni che alza le mani in segno di resa, scambiando l’obiettivo per un fucile.

E’ vero, prima di quell’immagine c’erano già state video ben più violenti, decapitazioni, massacri, fame.
Ma alle volte ci vuole l’innocenza di un bambino per svegliarci dal torpore della assuefazione della violenza. Per farci capire che il più grave crimine contro l’umanità è l’indifferenza.

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