La mostra di Matisse, un viaggio in un sogno

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“L’oriente non è, come suppongono i geografi e fantasticavano i navigatori, un punto cardinale, un luogo unico, un “là” da indicare coll’indice. La bussola non ne sa nulla, la carte raccontano delle fole. L’oriente sta alla nostra destra, alla nostra sinistra, davanti a noi, e alle nostre spalle; sta sotto i nostri piedi, nella terra senza luce e senza respiro, sta sopra il nostro capo, in tutte le forme dell’aria”.
Oggi, con la grande mostra Matisse.Arabesque, a cura di Ester Coen alle Scuderie del Quirinale fino al 21 giugno, osservo l’ anima orientale dell’occidentale Henri Matisse e comprendo perfettamente le parole di Giorgio Manganelli in “Cina e altri Orienti”, edizione Adelphi.
Perché, come sottolineava il grande scrittore, c’è un Oriente di Ulisse, un Oriente di Dante, c’è un Oriente di Flaubert e c’è un Oriente di Matisse, una favola dipinta, un momento amoroso, una vocazione alla gioia quella che Giorgio Manganelli chiama magicamente: “Una decorazione dell’aria, del vuoto, di una pagina fittizia, un arazzo o un tappeto di nulla”, l’opera di Matisse seduce, è un armonia di sguardi con l’osservatore, che abita spazi nuovi, lontani, sconosciuti, un’architettura del vuoto, infinita, un miraggio dell’anima.
Capolavori come “Zohra sulla terrazza” e “I pesci rossi” [Museum Pushkin di Mosca], “Il paravento moresco” [Museum of Art di Philadelphia], “Marocchino in verde” [Hermitage Museum di San Pietroburgo], o “Ragazza con copricapo persiano” [The Israel Museum di Gerusalemme], abitano le dieci sale espositive tra disegni, acqueforti, bozzetti per il libro di poesie di Mallarmè e  per il balletto “Le chant du rossignol” e dialogano con manufatti, tessuti, maschere, abiti che evocano la luce e i colori di terre lontane e misteriose, in cui Henri Matisse si recò in più occasioni e da cui trasse nuova linfa emotiva, lontano dalle impostazioni prospettiche e dall’esigenza ottocentesca delle somiglianze delle forme naturali.
“Il segno è tutto e dovunque è la sua pagina, la sua sede, il suo destino” . Visitare la mostra su Henri Matisse e leggerla attraverso le parole di Giorgio Manganelli, è viaggiare in un sogno, una cronaca meravigliosa, viscerale, essenziale.
Un sapore di Arabesque.

MATISSE. ARABESQUE
a cura di Ester Coen
5 marzo – 21 giugno 2015

Orario
dalla domenica al giovedì dalle 10.00 alle  20.00
venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30
L’ingresso è consentito fino a un’ora prima dell’orario di chiusura


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