Un tram che si chiama desiderio

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Ovvero il presidente della Repubblica che prende il tram. E’ pacifico che nessuno si sognerà mai d’eccepire le sue -e di tutti gli altri servitori dello Stato- prossime uscite in auto e con autista. Nessun cittadino ( in buona fede) ha mai criticato tali spostamenti, dati da causa di forza maggiore che impedisce l’uso dei mezzi pubblici o la guida in proprio. Il nostro capo di Stato ha semplicemente preso atto (con il volo di linea prima e ieri con il tram) che nulla gli impediva d’usare comunissimi mezzi di trasporto come tutti gli italiani. La bellezza sta proprio nell’avverbio semplicemente. Semplice è ancor più bello che sobrio. Sulle complicazioni degli affari semplici e sulle semplificazioni d’affari complessi il nostro italico DNA ha sempre marciato (e marcito) istituendone vera e propria ovvietà, convenzione anzi dogma. Parte da qui il via libera per il malaffare che in questo modo può facilmente insinuarsi e insediarsi in tutte le cellule.

Con la semplicità si riconoscono le persone in buona fede. E, se fattibile materialmente, a queste è un piacere (qualche volta anche un dovere) rispondere: ogni vostro desiderio è un ordine…


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