Scusate, ma non volevate mandarli a casa?

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Oltre a essere il candidato battuto dalla Paita e dai suoi alleati nelle primarie liguri, il Cinese è un vecchio arnese della sinistra, quella che aderisce al sindacato e che, oddio che follia, difende ancora il principio dell’articolo 18 contro il “modernissimo” Jobs Act. È l’incarnazione di quello che Renzi e il suo nuovo corso vuole rottamare, perché stupirsi che se ne vada.
No, dico sul serio. Cofferati è la personificazione di tutto quello che l’attuale dirigenza del Pd sta tentando di mandare a casa, perché questa è #lavoltabuona nell’Italia che #cambiaverso è chi non è d’accordo è un #gufo che #rosica e deve #farseneunaragione. Poi, se quella ragione se la fa davvero e ne trae le conseguenze, andandosene “fuori dalla scatole”, come gli spiegano coreuti e corifei del renzismo trionfante, viene accusato di “danneggiare il partito”. Danneggiare che? Il partito? Ma non lo danneggiava di più restandoci, visto che le sue idee non erano in linea con le magnifiche sorti e progressive definite e indicate dai giovani condottieri?

Cioè, insomma, delle due l’una: o l’ex sindacalista non rappresenta più nessuno se non una sinistra minoritaria e nostalgica che prova a mettere i gettoni nell’iPhone, oppure la sua uscita e il possibile, progressivo e continuo disimpegno di un pezzo di sinistra, dai renziani accusato di essere il “disastro del Paese”, può danneggiare il Pd. Però, se è così, forse non era il caso di prenderlo, quel pezzo di sinistra, intendo, a randellate sulle gengive un giorno sì e l’altro pure.

Per dirla diversamente, il “caso Cofferati” fa un po’ scuola per tante vicende. Io, ad esempio, credo ancora in una sinistra socialista, nella necessità del sindacalismo di base come di quello organizzato per rendere migliori i rapporti di lavoro e come strumento indiretto per orientare le politiche sociali ed economiche, nell’importanza dell’ideologia per chi vuole orientarsi nel mondo anche contemporaneo, nell’inclusione e nell’uguaglianza come valori ben oltre e al di là di false mitologie esclusiviste e meritocratiche.

Bene, ogni giorno, leggendo i giornali o guardando i tg, il segretario del partito che ho votato aggredisce, sbeffeggia, demolisce con sprezzante arroganza tutto quello in cui mi riconosco. Mi chiedo: bastano gli insulti o devo pure impegnarmi perché vinca le elezioni?
Perché il tema, per me e per molti, è tutto qui: volete prendere in considerazione quello che diciamo, oppure “farci la caricatura”, le vocine, come fa il presidente del Consiglio, perché voi siete giovani e forti, belli e vincenti, e di noi, poveri sinistri illusi, non sapete che farvene? Ovviamente, nel secondo caso, non stupitevi se non ci troverete al vostro fianco.


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