“Giuro sulla punta di questo pugnale, bagnato di sangue…”

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Ai suoi difficili inizi, tra la fine degli anni Settanta e gli  anni Ottanta, non avevano trovato un nome proprio per l’aggregazione mafiosa che stava per nascere nelle pro vince della Puglia salentina, Lecce, Brindisi e Taranto, e che era stata all’inizio fortemente influenzata dalla NCO, la nuova camorra organizzata che faceva capo a Raffaele Cutolo e alla ‘ndrangheta calabrese che stava crescendo vertiginosamente soprattutto in Germania e nelle Americhe, fino a diventare a tutti gli effetti la prima mafia del l’universo occidentale.  Ma poi il nome si trovò abbastanza nuovo e fantasioso da avere subito successo nel mondo degli studi e dei giornali: l’organizzazione del Salento turistico e della più attiva regione meridionale divenne, per tutti, la Sacra Corona Unita. Un’aggregazione criminale che metteva insieme per i comuni affari il sodalizio Rogoli -Baccarella -Campana (tra loro c’era il mitico fondatore dell’associazione Pino Rogoli),i cosiddetti “Tuturanesi”, da una parte, e dall’altro il sodalizio Vitale-Pasimeni-  Vicientino, di Mesagne.

La materia prima degli affari era costituita dal traffico degli stupefacenti e dalla vendita di tabacchi lavorati al l’estero. Tutto si svolgeva attraverso il traffico dei detenuti che riuscivano ad impartire ordini agli associati liberi che a loro volta trovavano le risorse economiche necessarie per fornire assistenza anche legale e occuparsi del mantenimento delle famiglie dei carcerati, attraverso le donne dei boss.   Naturalmente il tutto era condito- come avviene da sempre nelle associazioni mafiose consolidate da molti decenni o addirittura secoli come la mafia siciliana, quel la campana e quella calabrese-  da riti di affiliazione osservati fedelmente, pronunciando le formule di rito: “Giuro sulla punta di questo pugnale, bagnato di sangue,  di essere fedele a questo corpo di società, di disconosce re padre, madre ,fratelli e sorelle fino alla settima gene razione; giuro di dividere centesimo per centesimo e millesimo fino all’ultima stilla di sangue, con un piede nella fossa, e uno alla catena per dare un forte abbraccio alla galera.”

Il procuratore capo di Lecce (la bella città che è da sempre la capitale storica del territorio salentino) è preoccupato  per la crescita dell’organizzazione(sono state già arrestate più di quaranta persone associate nella SCU) che ha ormai superato la terza generazione e si è tramandata  dai nonni ai padri, per arrivare ai figli, con alcuni omicidi importanti e con l’influenza determinante in comuni piccoli  e medi della Puglia(come, ad esempio, Squinzano  e molti altri ancora)  che mettono in luce i forti rapporti con la politica che  quest’associa zione è riuscita a stringere e ad incrementare nei suoi trent’ anni abbondanti. Gli affari della SCU riguardano settori fondamentali per il territorio come l’intermediazione finanziaria e le imprese turistiche e così si sono dedicati ai parcheggi turi stici e ai lauti guadagni della security di stabilimenti balneari, di discoteche, bar e altri locali di vario genere.


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