Net-neutrality, la mediazione italiana rischia di indebolire la scelta dell’Ue

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Ve l’immaginate se al supermercato il cassiere vi facesse passare davanti quello con la spesa più grossa e costosa? E se all’ufficio postale l’addetto leggesse sulla lettera il vostro destinatario per decidere se farla recapitare dal postino subito o fra una settimana? Probabilmente vi arrabbiereste. Ma è quello che succederà qualora venisse meno il principio di neutralità della rete su Internet, un principio che dice che casellanti e autisti sul web non possono fare preferenze, e devono trattare tutti gli utenti allo stesso modo. Come per altro previsto dalla risoluzione del parlamento europeo adottata l’aprile scorso. È per questo che tutto il mondo digitale teme un passo indietro del governo italiano nella difesa della net-neutrality.

Negli emendamenti al discusso Telecom Package che ridisegna tutto l’assetto delle telecomunicazioni europee, l’Italia, presidente di turno dell’Unione Europea fino a dicembre, ha proposto di modificare la definizione stessa di neutralità della rete sollevando polemiche e preoccupazioni. Il testo, che si occupa soprattutto di roaming e uso dello spettro radio, anziché dare una chiara definizione della net-neutrality introduce una sere di condizioni per la sua applicazione che sembrano indebolirne la portata e il significato.
La parte più controversa del documento, trapelato grazie alle associazioni per i diritti digitali, Edri, e la Quadrature du net, afferma che ” le misure di gestione del traffico che bloccano, rallentano, alterano, degradano o discriminano specifici contenuti, applicazioni o servizi” potrebbero essere adottate dagli Internet service provider sotto determinate condizioni tra cui “la prevenzione di comunicazioni non richieste”, e la “prevenzione di una congestione temporanea dei servizi” o ancora per rispettare “gli obblighi contrattuali verso gli utenti finali per garantire la qualità del servizio”.

Per i non addetti ai lavori significa che nel primo caso i fornitori di accesso potrebbero intervenire sulle nostre email, ma, come dice Dino Bortolotto di Assoprovider: “Nessun mittente-destinatario accetterebbe che le proprie missive possano essere lette o modificate, né accetterebbe che esse possano essere consegnate con tempi decisi arbitrariamente dai trasportatori”. La violazione del principio di neutralità nel secondo caso riguarda quale servizio debba avere la priorità, ma chi decide se l’accesso a Facebook è prioritario rispetto a un blog antimafia? La terza deroga è collegata alla precedente: nel caso di un intasamento delle comunicazioni il proprio fornitore, per non perdere clienti ed evitare contenziosi, potrebbe scegliere se far passare un cliente oppure un altro a cui ha promesso la corsia preferenziale.

Insomma, una serie di eccezioni che proprio il rispetto del principio della neutralità della rete aveva sempre impedito di adottare in funzione di una Internet libera e aperta dove tutti possono competere con tutti grazie appunto alla parità di accesso come ha chiesto il presidente Barack Obama per tutelare un principio fondamentale per la democrazia del mercato e per la libertà di parola.

Non è preoccupato di questo scenario il presidente di Etno, Luigi Gambardella: “Oggi non ci sono norme specifiche sulla net-neutrality, ma un robusto set di diritti dei consumatori. Li possiamo rafforzare con principi ad hoc, ma invitiamo il regolatore a non bloccare l’Internet e il suo sviluppo con regole intrusive. L’economia digitale è essenziale per la crescita dell’Europa. Poter differenziare i prodotti sulla rete (anche tramite il traffic management) dovrebbe essere un fatto normale e non implica assolutamente una limitazione del diritto di accedere ad applicazioni e informazioni di propria scelta”.

L’esperto e deputato di Scelta civica Stefano Quintarelli, strenuo difensore della neutralità della rete non ha voluto commentare con noi la proposta, ricordando solo che già ai primi di luglio ha depositato una proposta di legge molto precisa in difesa della net-neutrality e della concorrenza su Internet, ma secondo l’avvocato Fulvio Sarzana se passasse il testo della presidenza italiana, non solo si creerebbe una Internet di serie A e una di serie B ma l’Agcom potrebbe anche bloccare siti e servizi sfruttando le previsioni del testo.

Sui dubbi sollevati dalla stampa e da Sarzana per primo, in riferimento anche a quali siano le autorità nazionali di regolazione che devono impedire eventuali abusi di queste deroghe, se ne parlerà già domani all’Internet Governance Forum Italia presso la Camera dei Deputati con una sessione dedicata al tema, anche perché quello della net-neutrality è uno dei punti qualificanti dellaCarta dei diritti di Internet attualmente in consultazione. Anche giovedì 27 a Bruxelles, alla riunione dei ministri delle telecomunicazioni, si discuterà nuovamente il testo e i soliti bene informati già dicono che verrà ritirato.

Antonello Giacomelli, sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega alle Telecomunicazioni e Frequenze, alla luce dei documenti trapelati , ha fatto sapere che “il testo di cui si parla è solo un’altra bozza uscita dal gruppo di lavoro tecnico che fotografava l’avanzamento della discussione tra i 28 al 14 novembre scorso. Non sarà il documento politico che la Presidenza italiana presenterà al Consiglio dell’Ue del 27 novembre”. Poi ha ribadito la posizione del governo: “Non può essere lasciato ai soli over the top e ai telecom provider, di fare accordi su un servizio, Internet, che è ormai come l’acqua e la luce, ma deve intervenire la politica, evitando la iper-regolazione”.
“Questa proposta, se confermata, rappresenterebbe un passo indietro preoccupante per chi ha a cuore la libertà della rete”, hanno detto i deputati del Movimento 5 Stelle in Commissione Trasporti, poste e Telecomunicazioni:  “Al fine di avere quanto prima chiarimenti, sul tema presenteremo un’interpellanza urgente”.

Fonte: Repubblica.it


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