“Crisi giornali coop, no profit, di idee…” Martedì 18 novembre ore 11, Fnsi

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Il settore editoriale è investito da una crisi drammatica ed il calo pesante delle vendite, il trend negativo degli investimenti pubblicitari, la permanenza di posizioni dominanti in campo finanziario e tecnologico e la progressiva e drastica riduzione del sostegno pubblico ne rendono oltremodo difficile il risanamento e la riorganizzazione. Particolarmente colpite sono le aziende dell’informazione di prossimità e di inchiesta, in gran parte realizzata da cooperative di giornalisti, associazioni e strutture non profit. Nel corso degli ultimi mesi, infatti, trentadue testate hanno chiuso i battenti, un terzo dell’editoria locale. Quelle che restano potrebbero presto fare altrettanto. La vita economica,sociale e politica di tanta parte del territorio tornerebbe nell’ombra: l’editoria nazionale non è in grado di garantire l’informazione locale.

Più di mille posti di lavoro sono stati perduti, altri quattro mila sono in discussione e con essi, anche la possibilità di far convivere chiavi interpretative plurime e diverse di quanto avviene nelle comunità locali. Il Governo ha confermato, ancora nei giorni scorsi, di avere allo studio un disegno di legge per la riforma dell’editoria, della RAI e dell’emittenza più in generale. E’ sperabile che ciò avvenga al più presto e tuttavia di fronte ai tempi necessari alla predisposizione ed approvazione nonché  ai numerosi provvedimenti che affollano Camera e Senato la riforma rischia di arrivare fuori tempo massimo.

La Direzione del Dipartimento Informazione ed Editoria della Presidenza del Consiglio ha comunicato che, allo stato attuale, non è in grado di precisare l’entità delle risorse destinate ai contributi all’editoria per il 1013, nonostante che nello scorso mese di luglio fossero disponibili 55 milioni. E’ opportuno ricordare che le imprese interessate hanno approvato i rispettivi bilanci 2013 a metà dell’anno in corso, prevedendo l’importo del contributo in base agli stanziamenti allora previsti. Qualora vi dovesse essere una riduzione significativa degli stanziamenti, tutti i bilanci sarebbero afflitti da sopravvenienze passive e molte imprese sarebbero costrette ad avviare le procedure fallimentari.

La preoccupazione diventa maggiore con l’esame della legge di stabilità del prossimo anno: gli stanziamenti per il 2015, infatti, sono stati ulteriormente ridotti a poco più di 107 milioni . Se si considera che di questa somma, 50,8 milioni sono destinati a Poste spa a copertura del rateo relativo a debiti pregressi; 21 milioni alla Rai, 36 milioni alle agenzie, 9 milioni per vecchi investimenti che non riguardano l’editoria e 4 milioni per Radio Radicale, per i contributi diretti alla editoria non rimane nulla.

E’ opportuno ricordare che il sostegno pubblico all’editoria è previsto ,nel nostro Paese, dall’inizio del novecento ed è stato dettagliatamente regolato all’inizio degli anni ottanta per correggere le discriminazioni del mercato pubblicitario. Il sostegno pubblico al settore è presente – in vario modo – negli altri Paesi dell’Unione .

Restiamo convinti che sia interesse del Paese, sostenere la realizzazione di un moderno sistema dell’informazione libero, multimediale, pluralista e di qualità, rilanciare il settore editoriale e contribuire a ridare un futuro all’informazione locale, Ci auguriamo che il Governo prenda atto della situazione drammatica che sta attraversando il settore dell’editoria ed accolga favorevolmente gli emendamenti presentati da numerosi parlamentari per evitare la pressoché scomparsa dell’esperienza cooperativa e non profit nel settore dell’informazione


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