Report valuta valvole, anzi valvole-valùta

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La trasmissione, andata in onda domenica 5 ottobre, s’è (pre)occupata dei dispositivi artificiali (pace-maker, valvole ecc.) impiantati nei nostri corpi: chi li controlla e chi controlla i controllori, visto che si parla di strumenti che, se non idonei, potrebbero anche uccidere?  Il servizio (a cura di quel Ranucci che al momento “gode” di quasi 20 procedimenti per malversazione squisitamente italica che permette agli intoccabili da potere e/o denaro, di scatenarsi impunemente contro i cronisti d’inchiesta che formulano seconde, terze e quarte domande) fornisce a 360° immagini inquietanti, a tratti devastanti: personale di dubbia qualificazione, laboratori fatiscenti o giù di lì, istituzioni “impacciate” nel fornire vaghe risposte, ma soprattutto nel dimostrare pubblicamente (se non in quell’occasione, quando?) il contrario di ciò che gli spettatori avevano appena visto. Report, dall’istituto di controllo (?!) ministeriale, passa a illustrare il prosieguo dello scandalo su certe valvole cardiache difettose fornite da azienda brasiliana (Torino inizi 2000).  Si partì da condanne per tangenti imputate a vip di cardiochirurgia che optarono per quel tipo di valvole. Nel mezzo il vuoto. In finale, quanto al riconoscimento dei patimenti subiti dalle vittime dirette (quelle ancora in vita) e indirette (gli eredi dei defunti) portatrici di quegli impianti, stiamo allo s(S)tato non solo aun nulla di fatto o fattibile, ma addirittura alle beffe. Una vittima intervistata da Report (disoccupata perché non più idonea al lavoro che svolgeva prima dell’impianto bluff) nel tentativo d’avere giustizia, s’è trovata anche condannata al pagamento delle spese processuali. In casi “particolarmente umani” queste di solito sono compensate. Probabilmente avrà sbagliato a citare in giudizio le parti? Ma quali? La brasiliana costruttrice rimasta impunita e sparita dalla circolazione, il vip cardiochirurgo dipendente dell’ospedale pubblico in cui, da cittadino SSN la vittima aveva diritto a piena assistenza, l’ospedale quale ente garante, il ministero della Sanità? Chi, domineddio (anzi: in nome del popolo italiano!) è responsabile dei patimenti di quell’italiano e di tutti i suoi omologhi operati e mazziati?   Al momento risulta nessuno: così è (se vi pare, ma se non vi pare ha da andare bene uguale).

Eppure l’avvocatura dello Stato, chiamata in causa per terza, si costituisce in nome e per conto dell’Amministrazione del Lavoro, della Salute e pure delle Politiche Sociali (DL 16/5/08 n.85). Per Lavoro e Salute abbiamo (e avevamo) già capito come stiamo messi, ma è quanto all’inventarsi (anche) le “Politiche Sociali”  che proprio non riusciamo a comprendere! Che bisogno avevamo, a parte il sadismo,  d’infierire  così con “politica” e con “sociale”? 


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