“Oggi ci pensa papà”, la campagna sui congedi parentali al maschile

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In Italia 4 donne su 10 lasciano il lavoro per i figli. Una madre su 2 usa i congedi contro meno del 7% dei papà. 3,5 milioni di persone vorrebbero cambiare l’equilibrio tra lavoro e cura. La Regione Emilia-Romagna lancia un’iniziativa di sensibilizzazione online

BOLOGNA – Ogni anno, in Italia, 4 donne su 10 lasciano il lavoro per prendersi cura dei figli e una mamma occupata su 2 utilizza il congedo parentale contro il 6,9% dei papà (dati Istat 2011). Sono quasi 3 milioni e mezzo le persone occupate con figli che vorrebbero cambiare l’equilibrio tra lavoro fuori casa e lavoro di cura: il 7,5% sono mamme che dedicherebbero più tempo al lavoro extradomestico, ma crescono anche i papà che desiderano trascorrere più tempo con i figli.

Per informare e sensibilizzare i padri sui congedi dal lavoro retribuiti e coperti da contributi previdenziali, la Regione Emilia-Romagna lancia la campagna ‘Oggi ci pensa papà’, finanziata dal Dipartimento delle Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri. “Puntiamo a diffondere il concetto di genitorialità estesa, di una cultura in cui entrambi i genitori si dedicano ai figli – spiega l’assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi – : il bambino è una dote della famiglia e anche i padri devono prendere in considerazione la possibilità di dedicargli del tempo”. E sui bonus bebè annunciati dal governo, Marzocchi dice: “Sono interventi importanti ma devono essere inseriti in un sistema di presa in carico della famiglia. Non bastano i contributi economici, serve una rete di servizi che dia garanzia di continuità e faccia sì che anche i padri si sentano più coinvolti”.

Lanciata in questi giorni anche attraverso un sito dedicato sul portale della Regione, la campagna offre alcune indicazioni alle famiglie che accolgono un bambino per nascita, adozione o affido. Al tempo stesso, vuole contribuire al superamento dello stereotipo di genere che vede le donne come principali responsabili del lavoro di cura, ‘sollecitando’ i padri a includere nelle proprie funzioni genitoriali anche la piena quotidianità dei figli. “Contrastare la divisione dei ruoli in base al genere è importante, anche se si tratta di 1 solo giorno è già un inizio, per promuovere un cambiamento culturale ed evitare di intervenire solo in emergenza – afferma Donatella Bortolazzi, assessore regionale alle Pari opportunità – Anche per questo preferisco parlare di ‘condivisione’ anziché di ‘conciliazione’. In altri Paesi i congedi sono obbligatori, se anche da noi fossero più utilizzati il lavoro sul cambiamento culturale avrebbe una prospettiva diversa”.

Il congedo parentale, obbligatorio o facoltativo, è stato introdotto dalla legge 92/2012 (‘Disposizione in materia di riforme del mercato del alvoro in una prospettiva di crescita’), ma è ancora poco utilizzato. Il primo consiste nella possibilità, da parte dei padri dipendenti del settore privato, di avvalersi entro i primi 5 mesi dall’arrivo del bambino di un giorno di congedo obbligatorio completamente retribuito e coperto da contributi preidenziali, riconosciuto anche se uno o l’altro genitore decidono di usufruire delle altre forme di congedo previste. Per utilizzarlo è sufficiente comunicare per iscritto al datore di lavoro la data scelta, con almeno 15 giorni di anticipo. Il congedo facoltativo, invece, può essere richiesto da un padre dipendente del settore privato e sempre entro i primi 5 mesi dall’arrivo del bambino. In questo caso le giornate sono 2, sempre retribuite e coperte da contributi previdenziali, a patto che la mamma non utilizzi per sé le stesse giornate di congedo. Anche in questo caso la scelta deve essere comunicata per iscritto al datore di lavoro con 15 giorni di anticipo indicando le date stabilite e, a entrambi i datori di lavoro, la rinuncia al congedo per quelle giornate fatta dalla madre.

La campagna informativa e il kit dei prodotti (locandina e cartoline in italiano, inglese e arabo, sono scaricabili e personalizzabili dalle associazioni e dagli enti) si trovano online sul sito dell’assessorato. (lp)

Da redattoresociale.it

 


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