Il Partito della nazione

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Chi, come chi scrive – quasi dieci anni fa- ha aderito al progetto del Partito Democratico e ha condiviso, con tanti altri, l’esperienza parlamentare nel 2006-2008 ha qualche difficoltà a condividere fino in fondo le parole con le quali l’attuale presidente del Consiglio e segretario, ex sindaco di Firenze, cioè di una delle città italiane più belle del mondo e care a chi passa la sua vita scrivendo e studiando, ha parlato della sua Leopolda che si riunisce -per il quinto anno consecutivo- il prossimo week-end e che, secondo il segretario, non è una sorta di organizzazione parallela al partito (come pure ha ipotizzato Gianni Cuperlo nell’ultima riunione della Direzione) ma una sorta di riunione di vecchi amici) invitando, peraltro, i transfughi di Sinistra Ecologia e Libertà come gli scontenti del Nuovo Centro Destra a farsi avanti nel PD per rafforzarne l’ormai aperto ritorno all’idea di una possibile maggioranza  assoluta e di una trasformazione di quello italiano in un sistema bipartitico, come quello britannico, almeno fino a qualche tempo fa.

Certo, per il presidente-segretario non è quello di ora un tempo molto facile perché in parlamento ci sono sia la legge di stabilità sia il jobs act e molte delle riforme decise o iniziate sono ancora lontane dal realizzarsi sicché i tempi che avrebbero dovuto contrarsi in qualche mese, per ammissione dello stesso protagonista, sono destinati a crescere fino a coprire la parte restante di una legislatura ,la diciassettesima, di cui non è facile dire- con assoluta sicurezza- che arriverà alla sua scadenza naturale, cioè al 2018. Stando così le cose, vale la pena chiedersi quale è il progetto effettivo di Matteo Renzi, un uomo giovane e molto attivo, per certi aspetti addirittura molto sicuro di sé e uomo che ha mostrato finora di possedere grandi capacità tattiche ma di non aver indicato finora l’approdo strategico.

E questo  non è confortante per chi  conosce la storia del nostro Paese nel ventesimo ma soprattutto nel ventunesimo secolo dove, con la grave crisi dei partiti politici e della politica come professione (dati di fatto che nessuno può oggi ignorare),il populismo ha dominato per un ventennio la penisola. (Lo ha raccontato in un ottimo libro, intitolato Vent’anni dopo e  uscito nel febbraio di quest’anno Piero Ignazi che consiglio ai giovani dopo che cinque anni io avevo scritto Populismo autoritario (Baldini Castoldi Dalai). Renzi si è portato a casa(alla Leopolda si potrebbe dire, ironicamente) lo scalpo-se l’espressione non offende nessuno- dell’articolo 18, cioè di una difesa davvero all’avanguardia sul pianeta Terra, dei lavoratori,  regalando a un movimento sindacale che, negli ultimi  anni, ha fatto  qualche indubbio errore l’occasione per  una grande, e imminente, manifestazione di donne e uomini  la CGIL, sabato prossimo a Roma. Personalmente ho apprezzato in maniera particolare gli interventi di Francesco Boccia che ha notato nel linguaggio di Renzi l’aver privilegiato un’espressione come quel la delle opportunità per tutti che viene di sicuro dalla Destra e quello di Cuperlo che ha condotto l’ennesima Leopolda di Renzi come espressione di una “corrente del segretario” che, se così fosse, potrebbe produrre effetti negativi per il futuro dei Democratici. A tutti noi piuttosto, di fronte ai risultati non esaltanti conseguiti in questo anno di governo, consiglierei una riflessione seria e prolungata per non finire nel vituperato “grillismo”.


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