L’Alitalia diventerà “ sexy”, i cronisti titolano e gioiscono, un po’meno i 2.251 esuberi

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Non c’è dubbio che faccia notizia quanto ha affermato James Hogan, l’ad di Etihad, il “salvatore” di Alitalia che “ dovrà essere un’azienda più sexy con i migliori servizi possibili.” Repubblica ci fa il titolo in prima pagina. Ma qualche riflessione forse andava fatta, se non altro per ricordare a mister Hogan che, forse ai 2251 esuberi, i lavoratori che restano senza posto, non interessa proprio la “sensualità” di miss Alitalia. Le parole dell’ Ad sono tipiche di chi viene in Italia come un “ colonizzatore”. Arrivo io e risolvo tutto. Dovrebbero riflettere tutti coloro che ogni qualvolta una azienda italiana passa di mano e diventa proprietà di qualche grande gruppo straniero fanno spallucce. In fondo,leggiamo sui nostri giornali, il problema e che le aziende diano lavoro, italiane o in mano straniera non vuol dire. Non vogliamo qui aprire un problema di fondo, che segna in negativo la nostra economia e pone una domanda sui capitalisti italici. Il loro mondo sembra essere sempre di più quello finanziario e non quello che investe, produce. Speriamo che prima o poi i nostri media aprano un discorso su questo problema anche se i padroni del vapore, gli editori, sono gli esemplari più significativi del capitalismo finanziario. Fiat se ne va dall’ Italia, perché così è , non prendiamoci in giro, ma nel nostro Paese rafforza la sua presenza nel mondo editoriale. Non produce nel nostro Paese i motori ibridi, due motori diversi che contribuiscono alla propulsione, uno elettrico e uno termico. Sono le auto giapponesi a fare la parte del leone nel mondo a partire dalla Toyota che dal 1997 ad oggi ha venduto nel mondo sei milioni di auto ibride. E’ un settore in grande sviluppo. La Fiat non investe in Italia ma negli Stati Uniti perché Obama, come scrive Maria Mazzuccato, docente dell’economia dell’Innovazione all’università di Sussex, non una pericolosa rivoluzionaria, una fiommina, amica di Landini, l’ha posto come condizione per il salvataggio dell’industria dell’auto made in Usa. C’entra qualcosa con Alitalia e mister Hogan? Si che c’entra. Perché a pagare per le politiche dissennate del capitalisti , privati e pubblici, se così si può dire, sono i lavoratori, le loro famiglie. Il caso Alitalia fa parte di questa storia, di un capitalismo straccione. L’Ad di Hetihad annuncia che “Alitalia sarà l’ambasciatrice dell’Italia nel mondo”. Un futuro tutto a tinte rosee, certo bisogna fare un po’ di risparmi, tirare la cinghia . Anche nel 2014 perderà circa trecento milioni di euro, poi le cose cambieranno e il “ duro con il sorriso da bambino2 che capeggia gli arabi, scrive Repubblica, annuncia che dal 2017 arriveranno gli utili. E viene delineato un destino tutto d’oro, nuove rotte, il mondo percorso in su e in giù,biglietti venduti anche alle Poste, merci che riempiranno gli aerei,Fiumicino, Malpensa,Venezia, Bologna, Catania, si ingrasseranno. Dagli Emirati si andrà verso India, Cina,Oceania, Africa, Pakistan, Nigeria, Costa d’Avorio, Kenia, Uganda, Sud Africa , Angola. Merci in giro per il mondo. Ma a Fiumicino i primi ad essere licenziati sono proprio gli addetti ai bagagli. Per raggiungere lo scopo, dice mister Hogan,” sarà necessario mettere mano ad un duro piano triennale. Il cambiamento viene da decisioni molto difficili, tra queste la decisione di ridurre il personale”. Sarebbe questa l’ ambasciatrice dell’Italia nel mondo, un marchio di qualità? Leggiamo sempre dalle cronache della “ storica “ giornata della firma dell’accodo che nella presentazione del grande avvenimento sono state mostrate alcune foto “illustrative “ del nostro Paese,come lo vede mister Hogan:una mannequin in passerella durante una sfilata, una Ferrari rosso fiammante, due bicchieri di vino, una favolosa pizza, un modello in abito da cerimonia, il Carnevale di Venezia. Ci manca un mandolino. Che qualche cronista abbia, non diciamo avanzato una qualche critica, un minimo di amor di patria, ma perlomeno alzato un ciglio ? Neppure a cercare nelle tante righe delle cronache si trova qualcosa. Dimenticavamo la ciliegina: per la presidenza di Alihad, Alitalia- Etihad, si parla di Luca Cordero di Montezemolo, presidente della Ferrari. Guarda caso Fiat. Ha avuto un ruolo importante nella complessa vicenda, nella trattativa Alitalia,con i rapporti con gli sceicchi, i fondi sovrani del Quatar, nella nascita del Ferrari Village nel deserto di Abu Dhabi. Scrive Repubblica, bene informata dalle cronache d Paolo Griseri. Montezemolo non avrebbe gradito la sua estromissione dal cda della futura Fiat-Chrysler. Si parla si una quotazione separata per la rossa di Maranello su mercato di Shangai. Voci, su voci. Sempre più diciamo sarebbe il caso di dare un’occhiata al nostro capitalismo, capace solo di produrre esuberi. Dai portatori di bagagli ai metalmeccanici delle grandi aziende.


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