Sbarchi. Cir: “Nessuna apertura in Ue, la battaglia di Renzi sarà difficilissima”

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Per Cristopher Hein l’Italia non riuscirà a portare a casa molto dal semestre di presidenza europea che si apre domani. “Gli altri paesi sono contrari a ogni tipo di solidarietà intracomunitaria, non ci sarà un’europeizzazione dell’accoglienza”

ROMA – Sarà una “battaglia politicamente difficilissima”. Nonostante la nuova tragedia del mare registrata in queste ore e l’arrivo in pochi giorni di circa cinquemila migranti sulle nostre coste, l’Italia non riuscirà a far passare in Ue la linea di un’europeizzazione dell’accoglienza dei migranti. A sottolinearlo è il direttore del Cir, Christopher Hein alla vigilia dell’apertura del semestre europeo di presidenza italiana. Una convinzione pessimistica che nasce dall’analisi del documento conclusivo del consiglio d’Europa di venerdì scorso. “Nel testo- spiega Hein -la parola ‘Mare nostrum’ non viene proprio menzionata né si parla di  salvataggi in mare. Si parla genericamente  di studiare a lungo termine se eventualmente Frontex possa diventare un sistema europeo di polizia di frontiera. Ma non c’è nulla sulla situazione attuale. A un certo punto viene menzionato  Eurosur, il sistema di sorveglianza delle frontiere, che prevede un impiego di tecnologia integrata e satellitare. Ma anche qui di un’europeizzazione del salvataggio in mare non c’è traccia. Tutto ciò che il governo italiano aveva  proposto, quindi, non è stato approvato, sono certo che si tenterà di tornare sulla questione durante il periodo di presidenza italiana ma per il momento è una doccia fredda che non lascia spazio a nessun ottimismo”.

Dunque se l’Italia per ora non porta a casa niente, è difficile pensare che possa cambiare qualcosa nei prossimi mesi. A ostacolare le proposte italiane sono in primo luogo i governo degli altri stati (soprattutto quelli del nord Europa) contrari a rafforzare qualsiasi tipo di solidarietà intracomunitaria sui temi dell’immigrazione e dell’asilo. “Politicamente sarà dunque una battagli difficile – spiega Hein – ma anche i tempi non remano a nostro favore. L’Italia metterà l’immigrazione e l’asilo  nelle priorità dei prossimi sei mesi, ma per ora una nuova commissione ancora non c’è  e il nuovo parlamento si sta formando ora, quindi in realtà il semestre italiano sarà di tre o quattro mesi. In questo poco tempo sarà impresa ardua convincere gli altri paesi a fare di più. Quello che può fare l’Italia è pensare a rafforzare il gruppo dei paesi dell’area del Mediterraneo che hanno interessi comuni”. Hein spiega che nel summit del 27, non è passata neanche la proposta sul reciproco riconoscimento dell’asilo (cioè la possibilità per una  persona che ha ricevuto la protezione in Italia di poter andare a lavorare in un altro stato dell’Unione europea): “si trattava pero di una proposta importante che permetteva, senza toccare il sistema Dublino, di diminuirne l’effetto. Anche questo non lascia certo spazio a pensieri ottimisti per il periodo di presidenza italiana”

Il pericolo è che la chiusura a qualsiasi forma di collaborazione da parte dell’Europa possa portare a un ripensamento su Mare nostrum. “Non sappiamo quali  decisioni saranno prese per la questione Mare Nostrum – continua Hein- Non c’è motivo di farlo cessare, anzi. E il governo italiano sembra deciso a proseguire, ma ora che gli altri stati rispondono in maniera  negativa si vedrà come andare avanti anche dal punto di vista finanziario”. Intanto restano critiche le situazioni dell’accoglienza: “questo fine settimana abbiamo contato altri 30 morti, in un’ operazione che ha coinvolto ben 10 navi diverse, delle quali 6 della marina militare. E ha portato sulle coste oltre cinquemila migranti. Quello che occorre fare è accelerare la messa in opera del nuovo sistema integrato di accoglienza, su cui c’è un accordo di massima tra governo, comuni e regioni e non smettere di reclamare in Ue il fondo emergenza che esiste e di cui si potrebbe usufruire in maniera migliore”. (ec)

Da redattoresociale.it


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