Washington dà a Tehran le chiavi del Medio Oriente

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La politica di Obama? Un regalo all’Iran nel segno delle follie elaborate dai neocon di Bush. Ecco dove la mancanza di visione ha condotto il poverello di Washington.

di Riccardo Cristiano

Nel 2006 l’allora segretario di stato americano, signora Condoleeza Rice, coniò, nel mese di giugno, una formula della quale si parlò molto, ma non abbastanza: “il Nuovo Medio Oriente”. Il motore di questo nuovo Medio Oriente, nelle parole dello stratega dei neocon, Michael Ledeen, sarebbe stato il “caos costruttivo”, che si sarebbe avvalso di quella “distruzione creativa” che ai neocon piaceva tanto.

La geniale intuizione della destra americana venne anche presentata sotto forma di cartina in un summit della Nato qui da noi, in Italia. Guardandola ci si potrà facilmente rendere conto che i turchi presenti non furono felici quel giorno.

Il progetto era già in atto da tempo, dal 2003 diciamo, quando l’amministrazione varò la madre di tutti gli errori, l’invasione dell’Iraq. L’errore non fu tale perché Saddam non aveva armi di distruzione di massa, (la pagliacciata di Colin Powell all’Onu con la fialetta di polverina bianca in mano), ma perché gli americani dimostrarono subito che la loro intenzione non era rimuovere il tiranno per dare agli iracheni un futuro libero e giocondo. La loro intenzione era rimuovere il tiranno per distruggere l’Iraq.

Ecco che, fatto senza precedenti nella storia mondiale antica, medievale e moderna, gli invasori dissolsero l’esercito nazionale, lasciarono sguarniti i confini nazionali, diedero il potere a un ciarlatano corrotto e impresentabile, tal Chalabi. Insomma, smantellarono l’Iraq, proprio come si vede nella cartina. Partiva la messa in opera di un Nuovo Medio Oriente in cui, negli auspici dei teorici del piano, gli arabi non avrebbero più avuto “stati forti”.

Forse però i signoroni neocon non avevano capito che nelle pieghe della loro “distruzione creativa” gli iraniani avrebbero trovato il modo di tornare da padroni in buona parte della Mesopotamia, collegare questa conquista con l’amica Siria, e giungere al Mediterraneo grazie a Hezbollah. Gli americani sotto la sapiente guida neocon hanno dunque creato le condizioni per fare dell’Iran la nuova potenza regionale. Capace ora di allearsi con Russia e Cina e puntare a una teocratizzazione dell’intero “bacino di interesse iraniano” che va dal Mediterraneo al Pacifico.

Dunque il grande sogno dei neocon, smantellare gli stati mediorientali a mezzo di una distruzione costruttiva si sta realizzando in pieno: pensato dal texano per i suoi interessi petroliferi, viene però realizzato da Khameni per i suoi disegni egemonici. Obama lo sa, ma con distacco un po’ snob lascia fare, pur sapendo che questo significa la pulizia etnica per decine di milioni di persone, perché lui, il liberal, pensa di passare alla storia come l’uomo che ha risolto la disputa con gli iraniani, sulla base di un pricipio negoziale fantastico: “diritti umani e conquiste territoriali in cambio di qualche rinuncia sul nucleare.” E di contratti per ditte Usa in Iran, ovviamente. Complimenti.

Paesi dalla flebile identità nazionale perché frutto di un patto coloniale tra francesi e britannici, i paesi mediorientali avrebbero avuto bisogno di tutt’altro: avrebbero avuto bisogno di un periodo di “institution building”, cioè dell’elaborazione di un sistema di democrazia consensuale, la sola che può funzionare in paesi etnicamente e religiosamente complessi come quelli del Levante.

E invece il dono americano, l’ultimo dono prima del tramonto definitivo dell’epoca dell’imperialismo a stelle e strisce, è stato questo progetto diabolico, basato sulla frammentazione del territorio lungo linee di demarcazione tribali, confessionali, etniche. Un disastro.

La storia ha voluto che fosse l’illuminato Obama a scrivere la parola fine sul capolavoro pensato dai neocon. L’inquilino della Casa Bianca potrà bearsi riascoltando le stucchevoli banalità pronunciate nel famoso discorso del Cairo mentre osserva la guida spirituale della rivoluzione iraniana, il teocratico Khamanei, papparsi buona parte dell’ex Iraq a mezzo del suo proconsole Maliki, tre quarti di Siria a mezzo del suo proconsole Assad, tre quarti di Libano a mezzo del suo proconsole Nasrallah, e lanciare Hamas alla distruzione finale del popolo palestinese.

Bravo presidente, finalmente anche lei potrà dire “mission accomplished”. Quanto all’Europa, l’unica cosa da dire è che non vale la pena perdere tempo con chi non esiste.

Da ilmondodiannibale.it


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