21 marzo a Milano. La Giornata della memoria di Libera e la targa in ricordo di Ambrosoli

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di Lorenzo Frigerio

Milano ieri accoglie con uno splendido anticipo di primavera le centinaia di studenti che si danno appuntamento in via Morozzo Della Rocca per leggere i novecento nomi delle vittime di mafie, nel corso della manifestazione promossa da Libera, dal Coordinamento dei familiari delle vittime della Lombardia, dal Coordinamento delle Scuole milanesi per la Legalità e la Cittadinanza Attiva, con il patrocinio del Comune di Milano. Una giornata iniziata con lo sciopero dei mezzi pubblici che costringe i milanesi a raggiungere a piedi il posto di lavoro o ad assalire i pochi autobus che sfuggono alla serrata. Tra le auto paralizzate nel traffico non è raro vedere giovani in bicicletta che portano legate agli zaini le bandiere di Libera. Macchie colorate che si fanno largo sotto il sole e che spiccano ancora di più tra le emissioni grigie dei gas di scarico delle vetture. L’appuntamento è per le 10.00 ma già un’ora prima i ragazzi iniziano ad arrivare accompagnati dai loro insegnanti. Quest’anno oltre agli studenti del Coordinamento delle scuole milanesi, ci sono anche folte rappresentanze di ragazzi delle scuole medie, segno di un lavoro importante fatto nell’ultimo periodo sulla base di percorsi di cittadinanza, educazione allo sport e alla legalità. Arrivano alla spicciolata anche le autorità cittadine e i rappresentanti delle forze dell’ordine e della magistratura. All’ultimo momento il sindaco Giuliano Pisapia è costretto a dare forfait ma ci sono diversi assessori della sua giunta da Pierfrancesco Majorino a Marco Granelli e Francesco Capelli, oltre al presidente del Consiglio Comunale Basilio Rizzo, al presidente della commissione antimafia David Gentili e ad altri consiglieri comunali, provinciali e regionali.  Il luogo della lettura dei nomi delle vittime scelto quest’anno per la manifestazione di Libera è fortemente significativo: via Morozzo della Rocca. Qui davanti alla sua abitazione, al civico numero 1, trentacinque anni fa, venne ucciso l’avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, banchiere e speculatore al soldo delle cosche siciliane. Un omicidio eccellente eseguito da un killer reclutato oltre Oceano, un omicidio voluto per fermare la determinazione di chi aveva con forza difeso le ragioni dello Stato di fronte ai tentativi di salvare Sindona dalla bancarotta e insabbiare tutto messi in campo da altri esponenti delle istituzioni, tra cui l’ex presidente del Consiglio Giulio Andreotti. Quando l’11 luglio 1979 Ambrosoli viene ucciso, lo Stato con i suoi rappresentanti ufficiali non si stringe – tranne poche eccezioni come quella del governatore della Banca d’Italia Paolo Baffi – si stringono intorno alla famiglia, lasciata sola, come solo era stato lasciato il coraggioso avvocato, l’eroe borghese ricordato dal bel libro di Corrado Stajano.

Ieri, a parziale riparazione, lo Stato era presente con i suoi volti più puliti, quello dei giovani e dei giovanissimi che si sono stretti sotto il palco per leggere quella dolorosa litania rappresentata dal lungo elenco delle vittime innocenti delle mafie, un elenco pazientemente ricostruito nel corso dell’ultimo ventennio da Libera. Ad aprire la cerimonia le note del silenzio suonate da un giovane trombettista che poi contrappunterà con la sua musica la composta lettura dei nomi. Sotto il palco c’è anche Silvio Novembre, maresciallo della Guardia di Finanza e collaboratore prezioso di Ambrosoli fino all’ultimo. Una presenza che vuole essere una testimonianza di fedeltà e di amicizia, un regalo per la famiglia Ambrosoli e per i volontari di Libera che lo hanno conosciuto in tutti questi anni. I nomi si susseguono rapidamente. Anche alcuni adulti, come magistrati, uomini e donne impegnate nella politica cittadina e regionale, si alternano ai più giovani. Tocca anche ai familiari presenti in loco e tocca anche a Marisa Fiorani. Lei è la madre di Marcella, uccisa nel 1990 dalla Sacra Corona Unita perché stava collaborando con le forze dell’ordine per ricostruire i traffici di droga nella quale era finita coinvolta per la sua dipendenza dalle sostanze. Il primo nome che la signora Fiorani legge è proprio quello di Marcella. Non vi è nulla di combinato anche perché è la prima volta che il nome di Marcella è inserito nell’elenco e la sequenza dei lettori è casuale. Eppure sembra proprio un segno proveniente dal cielo o dal destino, a seconda dell’orizzonte ideale di riferimento. Una grande emozione per la donna e per chi si accorge dell’evento che non interrompe però la liturgia laica della lettura dei nomi. L’ultimo nome che viene letto è quello di Giorgio Ambrosoli, lasciato appositamente alla fine per sottolineare l’importanza del momento. A scandire il suo nome è la figlia Francesca che poi scopre la targa che il Comune pone nuovamente, a distanza di qualche anno dall’avvenuta rimozione per i lavori di rifacimento della facciata. All’unanimità su proposta di Gentili il Consiglio Comunale di Milano ha votato la sua nuova posa e si è scelto questo giorno come degna cornice dell’evento.

Dopo che la targa viene scoperta a prendere per prima la parola è Annalora Gorla Ambrosoli, la vedova dell’avvocato ucciso per ordine di Sindona. Poche ma sentite parole che la signora rivolge agli studenti, nei confronti dei quali dichiara di manifestare lo stesso affetto che ha per i nipoti. A loro consegna il messaggio di impegno e di passione civile che ha animato l’azione di Giorgio Ambrosoli. In loro confida perché non avvenga più che i servitori dello Stato siano lasciati soli nell’adempimento del proprio dovere. Tocca poi a Pierfrancesco Majorino in rappresentanza del Comune. Nel suo omaggio Majorino ricorda l’impegno di Milano con le sue istituzioni e le sue associazioni nella lotta alle mafie. Altro intervento è quello di Gianmarco Crescentini, del presidio universitario di Libera “Onda Antimafiosa” intitolato alle vittime della strage di via Palestro a Milano. Il giovane ricorda il percorso formativo e associativo e invita tutti a dare il proprio contributo nella lotta alla violenza e alla cultura mafiosa.
Infine è la volta di Nando dalla Chiesa, presidente onorario di Libera e del Comitato di esperti antimafia voluto da Pisapia per affiancare la sua giunta. Il docente universitario ricorda l’importanza straordinaria della giornata, voluta per ricordare persone che, nelle intenzioni criminali, dovevano essere condannate alla morte, ma soprattutto all’oblio. Un lungo elenco di uomini e donne che volevano vivere ed essere felici e i cui sogni sono stati spezzati. Per dalla Chiesa l’unica possibilità per vincere la battaglia contro le mafie è sconfiggere la storia di questo Paese, spesso costellata da codardia e viltà, violenza e corruzione per affermare la storia di queste persone, al contrario portatrici di alti ideali e di giustizia. Prima di congedare i presenti c’è ancora tempo per sentire per un’ultima volta suonare il silenzio. Ci si saluta così in via Morozzo della Rocca, ci si saluta così in attesa di vivere il primo giorno di primavera a Roma in compagnia di Papa Francesco e poi il 22 a Latina, quando da tutta Italia arriveranno in tanti per onorare la memoria dei giusti e rinnovare il proprio impegno.

Da liberainformazione.org


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