Peter Gomez: “Manca un’ideologia forte tra i giovani, cioè l’elemento che aggrega le energie e le trasforma in mobilitazione”

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Peter Gomez si materializza con lo zainetto all’ingresso della sala, il suo metro e novanta e  una puntualità milanese che ci coglie impreparati. Fuori piove e fa freddo, ma ci sono lo stesso tante persone, anche perché Renzi e Berlusconi hanno trovato un accordo sulla legge elettorale. E la serata vuole affrontare proprio il tema dei cambiamenti in Italia. “Renzi ha raggiunto un bel risultato  – inizia mentre ancora in molti stanno prendendo posto – ma corre due seri rischi la propensione a far saltare tutto di Berlusconi e quella identica dei franchi tiratori del PD nel voto segreto. Ma se rimane questo schema di legge, avremo ancora un Parlamento di nominati”.
Le primarie per le liste, gli chiedo, potrebbero ridare peso agli elettori?
“Sì, ma se non sono regolate per legge, si rischiano più brogli delle preferenze”.
Certo, anche la situazione economica non aiuta. La Fiat è morta…
“L’analisi migliore ci dice che torneremo ai livelli pre-crisi nel 2021. E per riuscirci dovremo innovare moltissimo, iniziando dal dotare il Paese di una banda larga che consenta la circolazione delle idee e la vendita nel mondo dei nostri prodotti con l’e-commerce.
“Quello che più mi dispiace della vicenda Fiat è la perdita di un grande attore nazionale della ricerca, di cui abbiamo un disperato bisogno. L’Italia, come dice il titolo del vostro incontro, è obbligata a cambiare. Altrimenti, tra sei mesi avremo la Troika a commissariare il governo. E un bagno di sangue con drastiche riduzioni della spesa pubblica ad iniziare da licenziamenti nel pubblico impiego. Draghi presterà ancora soldi alle banche, ma anche se porrà il divieto di reinvestirli in Bot, difficilmente quegli euro andranno a imprese e famiglie in difficoltà, perché ormai le nostre banche non sanno più prestare i soldi”.
 
Lo Stato è senza soldi, abbiamo vincoli di bilancio strettissimi, un’evasione fiscale abnorme e un debito pubblico clamoroso, come se n’esce?
“Una volta sposavo anch’io la tesi della patrimoniale. Poi s’è visto che i patrimoni sono costituiti da molti immobili e poca liquidità, quindi non funzionerebbe nel breve periodo. Il fatto è che siamo talmente inguaiati, che non possiamo venirne fuori con semplici riforme, ma con cambiamenti profondi, che però richiedono tempo. Quello che non ci dà l’Europa. Questa Europa monetaria e non più visionaria”.
La vasta disoccupazione giovanile, si sta trasformando in frustrazione diffusa, che può degenerare o in scoraggiamento o in rivolta. Qual è il rischio maggiore?
“Manca un’ideologia forte tra i giovani, cioè l’elemento che aggrega le energie e le trasforma in mobilitazione. Le rivoluzioni organizzate avvengono nei momenti di sviluppo. Quando c’è crisi e sconforto ci sono i tumulti, anche violenti, ma poi la spinta si esaurisce. Come è accaduto in Grecia.
Quando si apre lo spazio per le domande, si alzano molte mani. Gomez risponde a chi chiede di Napolitano, della necessità di partire dalle municipalizzate nella revisione di spesa e finisce con una riflessione sui Grillini.
“Fanno ancora molti errori. L’insulto rivolto al Presidente della Repubblica, ha coperto tutta l’opposizione realizzata contro la rivalutazione delle quote di Banca Italia, ma svolgono un ruolo indispensabile”.
  Deve prendere un aereo, ma non vuole rompere l’assedio di chi ha ancora un’ultima domanda a incontro finito.. Poi si rimette lo zainetto, ci saluta e già non c’è più.

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