Ginevra: il criminale e un grande regista

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La regia persiana muove con sapienza la delegazione assadita a Ginevra. Uno spartito geniale, che tocca tutti i punti che vogliamo sentire.

di R.C.

Che cosa accade in Siria? La risposta è molto semplice: gli stati dell’oscurantismo sunnita, Turchia e Arabia Saudita in prima fila, hanno lanciato da tre anni un’offensiva terrorista che ha avuto la sua alba la mattina dell’11 settembre a New York e che dopo diverse vicissitudini in giro per il mondo, in particolare in Afghanistan, è approdata nel 2011 alle porte di Damasco. Lì il legittimo governo siriano sta combattendo una battaglia frontaliera, “per il bene”, “contro il male”.

E’ questa la storia che il ministro degli esteri, Walid Muhallem, ha voluto dire al mondo, mentre da Tehran il regime dava un esplicita benedizione, facendo dire al presidente Rohani che il fallimento è nell’aria.

E’ inutile dire che questa ricostruzione ci appare risibile. Questo non conta. Quel che conta è questa ricostruzione, che presenta i guerriglieri khomeinisti di Hezbollah e i pasdaran come difensori dell’ordine mondiale, mira genialmente alla criminalizzazione dell’Islam sunnita prendendo nelle proprie mani il vessillo della destra bushita, la celebre “war on terror”. E il terrorismo è quello dell’asse al Qaida, Arabia saudita, Turchia, e altri. E’ una strategia geniale, pagante. Chi parla più del terrorismo khomeinista? Hezbollah, i pasdaran, i gruppuscoli di traditori palestinesi assoldati da Assad, le bande irregolari agganciate al regime siriano, i capi dell’intelligence che impongono la morte per fame come punizione collettiva agli oppositori, i generali dei barili bomba, i comandanti delle prigioni trasformate in campi di sterminio, sono scomparsi dall’elenco dei terroristi se non nei documenti ufficiali di certo nelle rappresentazioni giornalistiche, nella coscienza diffusa del mondo.

Tehran guida con indiscutibile maestria il regime siriano al tavolo di Ginevra. L’obiettivo? Convincere il mondo che davanti a un’emergenza come quella del terrorismo sunnita non ci resta che fare come fece Chamberlain e cedere ai regimi di Iran e Siria, che non amiamo ma che ci sono vicini in nome di un interesse superiore; la lotta al terrorismo.

La risposta data da Kerry, oggi invece che tre anni fa, e cioè che la protesta è nata pacifica e democratica, dimostra tutta la sua inadeguatezza, a dir poco. Se avesse voluto rispondere alla sfida avrebbe dovuto spiegare la genesi di al-Qaida in Siria, dai primi attentati “fasulli” a Damasco fino alla costituzione per procura dell’ISIS. Non lo ha fatto. I registi iraniani sono infinitamente più bravi di quelli di Hollywood. (segue)

Da ilmondodiannibale.it


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