Silvio-Barabba

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Vengono portati con i pullman fin sotto a Palazzo Grazioli, per gridare “Barabba libero!”

Il ladrone scambiato per capo politico è la storia che si ripete

All’esercito di Silvio non importa che il loro capo abbia rubato soldi ai poveri per arricchirsi smodatamente e per questo è stato condannato definitivamente. Loro lo amano a prescindere proprio perché gli altri lo odiano.
E’ tutta qui la scenggiata di Via del Plebiscito: un impasto di sentimentalismo cieco e di tifo assoluto. Che non ammette regole se non quelle dell’istintiva esaltazione del capo, affinché ricambi dal balcone con qualche parola di emozione, tutta la sottomissione plateale che la sua gente gli dimostrerà.
E’ questa la vera decadenza, non quella che avviene nel Senato.
Un abbrutimento causato da vent’anni da intossicazione televisiva, di corruzione istituzionale, di circonvenzione elettorale.
Ma ancora una volta l’Italia ha retto. E il Paese ha espulso il corpo estraneo dalle istituzioni.
Molto più complicato sarà bonificare il Paese dall’infezione  del berlusconismo.
Per questo serve una seria  legge contro il conflitto d’interessi e la concentrazione dei media. Perché fin quando Berlusconi avrà il controllo della maggioranza dei media, potrà avvelenare l’informazione e quindi il consenso.
Un rischio di “ricaduta” ancora non superato dalla nostra Democrazia.
Una lezione che dovremo imparare bene, per agire di conseguenza.
Oppure Barabba ritornerà.

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