Questore non spiega multa non pagata, ma denuncia giornalista

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A Pescara Marco Patricelli continua a subire le conseguenze del racconto di un’indagine su una contravvenzione annullata: indagato e denunciato

Prima la perquisizione in redazione. Ora anche la querela: Marco Patricelli, caposervizio e responsabile della redazione pescarese del quotidiano Il Tempo (ma anche storico con diversi libri alle spalle) continua ad avere problemi per aver scritto della multa subita e poi tolta al questore della sua città, Paolo Passamonti.

Ossigeno lo ha raccontato lo scorso aprile: Il Tempo informò i suoi lettori che qualcuno aveva presentato ai carabinieri di Pescara un esposto-denuncia perché l’8 dicembre del 2011 l’auto del questore, parcheggiata in divieto di sosta in una via del centro città, era stata, insieme ad altre tre vetture, multata e portata via. Il questore però l’aveva avuto indietro il giorno stesso – senza neanche dover pagare – mentre la multa era stata stracciata. Da quell’esposto era partita un’indagine della magistratura.

INDAGATO – Patricelli scrisse della vicenda per alcuni giorni, riportando le tracce rimaste della contravvenzione, chiedendo pubblicamente al questore di spiegare quanto accaduto e criticando gli inquirenti, che a venti giorni dall’esposto non avevano ancora acquisito il registro delle rimozioni. Il suo giornale fu l’unico nella zona ad occuparsi con attenzione di questo episodio.

Il risultato però fu che il pubblico ministero Annalisa Giusti, a cui era affidata l’inchiesta partita dall’esposto, decise di far perquisire la redazione de Il Tempo, indagando Patricelli per violazione del segreto istruttorio.

GIUSTIZIA A DUE VELOCITÀ? – “Il procedimento penale avviato a marzo giace ancora sul tavolo del procuratore capo di Pescara, Federico De Siervo, che l’ha avocato a sé assieme al pool. Nessun atto è stato finora compiuto”, spiega il giornalista ad Ossigeno.

Lo scorso 31 ottobre, intanto, Patricelli ha ricevuto dalla Digos la notifica della querela per diffamazione a mezzo stampa presentata dal questore nei suoi confronti e in quelli (per omesso controllo) del direttore del quotidiano, Sarina Biraghi.

Passamonti contesta quattro articoli, scritti fra il 31 marzo e il 4 aprile. L’indagine è affidata alla procura di Roma, dove il giornale ha la sua sede centrale.

“Sono colpevole sicuramente: di aver fatto il mio dovere e di aver scritto la verità”, dice amareggiato Patricelli. I fatti raccontati, continua, “sono veri, circostanziati e supportati da prove. Assistere a gesti di intimidazione – posso interpretarli solo così – come la perquisizione-sequestro e la querela, mi avvilisce come cittadino, non solo come operatore dell’informazione che risponde alle leggi, alla deontologia e alla sua coscienza”.

Essendo un dipendente, il giornalista può contare sulla tutela legale del suo giornale. Ma “non si può stare”, ammonisce, “sotto lo scacco dei poteri forti. C’è un problema di credibilità della professione: se invece che a me tutto questo fosse capitato ad un collaboratore senza tutela, che conseguenze avrebbe potuto avere? Un giovane può facilmente considerare che non valga la pena correre rischi simili per fare questo lavoro”.

OSSIGENO


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