In nome del papi, del figlio e dello sparuto santo

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Ma quale tu quoque, (brute) Angelino, fili mi. E’ roba buona giusto per falchi e falcate di falchetti! Angelino è figlio a lui e sempre rimarrà (un figlio in più sulla cui testa giurare può sempre far comodo, perbacco!) e Angelino padre lo sente! Che proceda dunque nel suo prodigo pensare progressista ché tanto si rivelerà (figliol) prodigo e basta. Il Cesare de noantri, per molti ancora in afrore di santità e dispensatore di miracoli, per quanto cereo, malconcio, stiracchiato l’abbiano ridotto gli eventi, così prende atto della spariglia sparpagliata tra papi e figlio (aglio fravaglio… fattura ca nun quagli corna e bicorna caparice e capodoglio): frappé tra  Shakespeare, Totò e Pappagone. Stretto lo figlio, larga la via? Letta così, in governo di larghe intese, viene da pensarlo. Letta così, pertanto ora ci resta solo d’aspettare che ci facciano capire a quanta (e quale) larga intesa dovremo sottostare per proseguire largamente a intenderci ancor di più…


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