Apolidi o cittadini?

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Siamo un popolo di apolidi, senza appartenenza ad una comunità nazionale? Molti sì. E quando pensiamo allo Stato, pensiamo a “loro”, non a “noi”. Anzi, peggio, a “loro contro noi”.
Questa mancanza di identificazione e di coesione è stata cavalcata dal ventennio berlusconiano e si scontra frontalmente contro il grande movimento dei “beni comuni”, nato in difesa dell’acqua pubblica.
Ora il bene comune sotto attacco sono le spiagge. Ma è solo il primo passo: poi verranno i parchi naturali, i musei e – perché no? – magari la vendita di quella scocciatura di Pompei, che non sa far altro che crollare.
Parlare di popolo della casa privata contro il popolo delle spiagge pubbliche è stupido.
Molto più serio è affrontare il tema di un’unità nazionale incompiuta, dove i legami sono “impegnativi” solo se sostenuti da conoscenza diretta. E quindi si dà il meglio per la famiglia, per gli amici, ma non per gli sconosciuti.

Soffriamo di analfabetismo costituzionale, cioè non conosciamo abbastanza il patto che ci fa Popolo e i valori araldici che nobilitano ogni persona in un “Cittadino”.
Di questo parleremo con 500 studenti al Teatro Argentina, affinché imparino ad essere cittadini per altri cittadini.
Per dare da grandi il loro meglio a tutti.
Perché nella Costituzione, nessuno è uno sconosciuto.

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