Elezioni e legge elettorale

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Incomincia a profilarsi,ma era chiaro,a mio avviso,dal giorno della condanna di Silvio Berlusconi,la possibilità delle elezioni politiche nel prossimo autunno e l’atteggiamento barricadiero del cava-liere, di fronte alle conseguenze giuridiche legate alla sua ineleggibilità per la legge Severino, rischia di spingere nelle prossime settimane il gruppo dirigente centrale del Partito democratico a cercar di costruire un’alleanza diversa dalle larghe intese fortemente volute dalla destra del partito e cara prima di tutto al pericolante leader di Arcore. Obbiettivo tutt’altro che facile visto l’atteggiamento oscillante e alla fine tendente allo sfascio che ha caratterizzato fino a questo momento il garante e  guru Beppe Grillo,ancora convinto a torto di aver tutto da guadagnare  dallo sfascio non soltanto del PDL, ormai quasi inevitabile,ma  anche dei rivali democratici che hanno mostrato finora-se si esclude lo scivolone delle elezioni presidenziali e i 101 voti  che mancarono a Romano Prodi-di aver scelto bene il reggente per il congresso Guglielmo Epifani e di volere fortemente governare il paese secondo i dettami fondamentali della costituzione, sia pure  salvaguardando alcuni privilegi ormai anacronistici del ceto politico.  Prima o poi il PD dovrà scegliere tra le larghe intese con un condannato ormai finito e l’apertura a tutti quelli che nel nostro paese pongono al centro il dettato costituzionali e gli interessi delle classi lavoratrici. E in questo senso affronteranno anche un altro turno elettorale se sarà la strada necessaria per andare avanti. E’ molto più facile dialogare con gli eredi di Dossetti e  De Gasperi(per far solo due nomi) che con i nipotini di Arcore(come Alfano) e di Cosa Nostra(come Dell’Utri e molti altri).In questo senso si può dire che il ricatto elettorale, sollevato continuamente da Berlusconi e dai leghisti, rischia di apparire spuntato perché non è in grado di presentare agli elettori obbiettivi elettorali tali da far acquisire alla rinascente Forza Italia del cavaliere i consensi necessari per conquistare ancora una volta il potere. Certo la modifica effettiva del Porcellum  è una premessa inderogabile  per lo scontro elettorale. Gli italiani,la grandissima maggioranza,seguono ormai da lontano la lotta politica che si svolge nei palazzi romani ma ha maturato idee chiare sulle conseguenze pessime della legge Calderoli e pretendono che almeno quell’obbiettivo sia nel carniere del governo di necessità guidato da Enrico Letta che non a  caso proprio nel discorso al meeting di Rimini ha ritenuto centrale quel traguardo da raggiungere  prima di affrontare il voto. Vero è- ed è il caso di ricordarlo concludendo questa nota-che la chance maggiore che detiene il partito democratico di fronte ai  suoi competitori è la presenza nel suo patrimonio culturale di due culture democratiche che hanno a lungo retto nella storia d’Italia (quella cattolica democratica e quella socialista e azionista) e di esser lontani dal personalismo dispotico che regge il PDL e che in parte governa anche il movimento che fa capo a Grillo. E questi due elementi c’è da augurarsi che siano sempre più centrali nell’Italia del prossimo futuro.


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