Nome in codice “Schizzi di fango”. Lo spionaggio USA contro gli alleati europei

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Non si ferma più lo tsunami dello scaldalo Cybergate, lo spionaggio ad alta tecnologia organizzato dall’NSA, l’Agenzia statale di Washington per la difesa contro il terrorismo, che si è avvalsa finora della consulenza e del personale della più grande società privata di “contractor” per la Difesa americana, la Booz-Allen-Hamilton (consociata del Carlyle Group, una delle aziende finanziarie più esclusive e lobbistiche degli USA, entrambe infarcite di ex generali ed ex top manager dei servizi segreti, oltre a sottosegretari di stato ed ex capi di governo stranieri). Secondo le ultimissime rivelazione del britannico The Guardian, che ha ricevuto i file decrittati dall’analista fuggitivo e riparato per ora nell’aeroporto di Mosca, Edward Snowden, dal 2007 i maggiori paesi dell’Unione Europea vengono spiati con sistemi altamente sofisticati attraverso il programma denominato “Dropmire”, letteralmente “Schizzi di fango”. L’amministrazione Obama e alcune fonti dei servizi segreti alleati, Nato e italiani, sostengono che le operazioni di controllo e intelligence erano condotte per contrastare attacchi terroristici e sempre tenendo conto delle leggi degli stati membri dell’Alleanza.

Una bugia dalle gambe corte: finora non è mai stato sventato nessun attacco terroristico nei paesi sotto controllo, a partire dagli Stati Uniti, per arrivare in Spagna, Gran Bretagna e Francia, dove invece ci sono stati casi eclatanti realizzati da “cellule isolate”. Non solo, ma neppure sono stati mai bloccate le operazioni illegali delle maggiori società finanziarie e banche d’affari che hanno prodotto la grave crisi dal 2008 inpoi, attraverso la tecnica dell’High Frequency Trading. Queste sì davvero in grado di stravolgere equilibri sociali e geopolitici!

Stando agli ultimi file in possesso a Snowden sono 38 le ambasciate e le missioni diplomatiche messe sotto controllo con speciali antenne, intromissioni sui cavi a fibre ottiche, intercettazioni via “cimici” e con bugs via Internet; tra queste, oltre alla sede di rappresentanza dell’Unione Europea a Washington, quelle di Francia, Italia, Grecia, Giappone, Messico, Corea del Sud, India e Turchia. La lista non comprenderebbe invece Gran Bretagna, Germania e altri stai dell’Europa Occidentale. L’operazione Dropmire si avvaleva, per quanto riguardava l’ambasciata EU a Washington, di un sistema di decrittazione dei messaggi fax inviati via cavo ai vari ministri degli esteri comunitari. Un’intromissione degna di un remake dei film di controspionaggio sulla “Guerra fredda”, non certo per tutelare la sicurezza interna ed estera degli Stai Uniti e dei suoi alleati. Evidentemente, al contrario, vista l’attività di lobbying che di prassi attuano queste sedi diplomatiche (organizzare incontri tra ambienti politici e governativi americani e le delegazioni di imprese, settori finanziari e analisti europei; reperire documenti sull’attività legislativa del Congresso americano e dell’amministrazione di Bush e di Obama), il programma Dropmire era in realtà un sistema per venire a conoscenza di “segreti” industriali, finanziari, scientifici, politici e strategici dell’intera Unione Europea. E che fosse questo lo scopo principale lo denota la dura reazione del governo tedesco, attraverso la ministra della Giustizia Sabine Leutheusser-Schnarrenberger, che accusa Washington di essere ritornata ai tempi della “Guerra fredda quando si combattevano certi nemici”. Stessi toni li ha usati un altro tedesco, il leader socialdemocratico Martin Schulz, presidente dell’Europarlamento, preoccupato inoltre per le rilevazioni fatte dal settimanale Der Spiegel, secondo cui l’NSA spiava anche quanto avveniva nel palazzo Justus Lipsius di Bruxelles, dove si trovano gli uffici e le delegazioni ministeriali del Consiglio Europeo e dove si svolgono tra l’altro anche i vertici dei capi di governo dell’Unione, quelli dei ministri degli esteri e gli Ecofin.

I servizi segreti americani, coadiuvati dagli analisti del “contractor privato” della Booz-Allen-Hamilton, avevano soprannominato “Perdido”, il programma di intrusione negli uffici, negli hard disk dei computer e nelle telecomunicazioni dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite. Quella contro l’ambasciata di Francia presso le Nazioni Unite a New York era denominata  “Blackfoot”, mentre per la “sorella” di Washington il nome in codice era “Wabash”. Anche l’ambasciata italiana a Washington è stata sotto sorveglianza giorno e notte nell’ambito delle operazioni “Bruneau” e “Hemlock”.

Possibile che mai nessuno in Italia si sia accorto di queste operazioni? Eppure intrecciamo da decenni stretti collegamenti con le agenzie spionistiche americane (CIA, FBI, DEA,ecc..) nella lotta alla mafia, al riciclaggio del danaro sporco e al traffico delle armi e della droga, entrambi sistemi per foraggiare anche il terrorismo internazionale. I nostri servizi hanno una “delega speciale” sul Medio Oriente e i paesi rivieraschi arabi.

Possibile che nessuno all’interno degli esecutivi Prodi, Berlusconi, Monti e Letta abbia mai sentito l’esigenza di conoscere nel dettaglio i “Memorandum under standing” tra servizi segreti, settori speciali investigativi dello stato italiano e gli apparati omologhi USA? Ela NATO? Quale ruolo ha giocato finora l’alleanza atlantica, visto che da oltre 10 anni siamo impegnati in fronti di guerra antiterrorismo in Afghanistan, Iraq e abbiamo partecipato ad operazioni di supporto ai ribelli libici contro Gheddafi?

Esiste un Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, oltre alle Commissioni difesa del Parlamento e alle Authority perla  Privacy e le TLC: che si riuniscano immediatamente e chiedano conto all’amministrazione americana di questo intrusivo ed illegale sistema Cybergate, prima che l’opinione pubblica mondiale diventi anti-americana tout court, come nei paesi arabi, dove alle rivolte contro i regimi dispotici si uniscono anche fermenti anti-occidentali.


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