Turchia, l’errore di Erdogan: e il nostro

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Scene tremende quelle di Istanbul. Indispensabile condannare con la maggiore fermezza possibile. Ma anche guardare dietro. Come si arrivati a questo orrore? Proviamo a capire.
Il parco di Gezy, gli alberi, l’idea di città,l’ambientalismo… E la legge sull’alcol… Tutti temi sacrosanti, che indicano grettezze oggettive del leader turco. Ma il suo vero errore, o meglio orrore, è stato quello di voler dedicare il nuovo ponte di Istanbul al sultano Selim. Ma benedetto ragazzo, verrebbe da dire, proprio al massacratore degli aleviti ( gli sciiti di Turchia) dovevi intestare questo benedetto ponte, nel momento in cui la guerra tra sunniti e sciiti divampa in tutto il Medio Oriente?
L’errore di Erdogan è stato quello di credersi onnipotente, e così ha scaricato quei liberal che per “logica”, non per amore, avevano creduto in lui. Dopo il kemalismo chiunque avesse promesso di togliere il super potere ai generali li avrebbe avuti dalla sua. Ma poi, dal 2010, la nuova strada “orientale”, imposta alla Turchia dal Nyet europeo, lo ha spinto (incoraggiato) a scegliere un attitudine più “faraonica”, dispotica. Anche per l’assenza di un’opposizione credibile con la quale dover fare i conti. La legge sull’alcol, il parco, e soprattuto il ponte intestato a Selim hanno coagulato contro di lui liberal, giovani, progressisti…vecchi kemalisti e aleviti. Che sono tanti. Una miscela esplosiva…
Le risposte potevano essere due: dividere il fronte, e quindi recuperare i soli recuperabili, i liberal, e disinnescare la rabbia alevita scegliendo un altro sultano per quel ponte. O andare giù a testa bassa. Ha scelto la seconda, purtroppo. In questo tragico errore però un ruolo l’abbiamo giocato anche noi: ancorare la Turchia all’Europa non avrebbe fatto del bene ai turchi e a noi? La grande paura dello stato musulmano dentro casa ha spinto Erdogan “altrove”, dove vigono altri “criteri politici”. Che a lui saranno anche congeniali, ma se non gli avessimo sbattuto la porta in faccia si sarebbe adeguato ai nostri, di criteri.
Per i cantori dell’odio quello conseguito è un bel risultato, per gli altri certamente no.A partire da quelli che oggi pagano in piazza per valori importantissimi.

da “Il Mondo di Annibale”


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