Troppi giornalisti uccisi ogni anno. Allarme del Newseum

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84 i reporter uccisi nel mondo nel 2012. Il Newseum li ricorda e lancia l’allarme”. Lo scrive Ossigeno per l’Informazione, il sito internet diretto da Alberto Spampinato che ha da pochi giorni una nuova release grafica. Sono troppi i giornalisti che ogni anno, in vari paesi del mondo, pagano con la vita la loro missione di informatori dei cittadini. Questo l’allarme lanciato ieri dal Newseum di Washington durante l’annuale cerimonia. “Ci stanno uccidendo”, ha detto il giornalista Richard Engel, il corrispondente dell’NBC News che lo scorso anno fu sequestrato in Siria e rilasciato dopo cinque giorni e l’oratore di quest’anno, chiamato a ricordare gli 84 reporter di vari paesi uccisi nel 2012 mentre svolgevano la loro professione. I loro nomi figurano ora nel “Journalists Memorial”, il Muro della Memoria, alto oltre 12 metri. Il Memorial rende omaggio a 2246 martiri della professione giornalistica. Una lista che continua drammaticamente ad allungarsi ogni anno, con i nomi dei nuovi caduti su lavoro (molti di loro non sono corrispondenti di guerra) e di giornalisti uccisi negli anni precedenti dei quali l’istituzione via via acquisisce conoscenza e documentazione (sono stati sei quest’anno).

Fra quei 2246 nomi figurano alcuni giornalisti italiani uccisi dalla mafia: Giuseppe Impastato, Mauro Rostagno, Cosimo Cristina e Giovanni Spampinato. “Ricordiamo questi uomini e donne che nella loro vita non avrebbero saputo e non avrebbero potuto fare altro che raccontare il mondo che cambia”, ha sottolineato Richard Engel riferendo la sua drammatica esperienza in Siria. E’ proprio la Siria il paese che nel 2012 ha registrato più operatori dell’informazione uccisi: 29. Tra questi Marie Colvin del Sunday Times, Gilles Jacquier di France 2, Antony Shadid del New York Times. La Siria in cui si sono perse le tracce da un mese di Domenico Quirico e in cui poche settimane prima erano stati trattenuti quattro giornalisti italiani, per fortuna poi rilasciati e rientrati sani e salvi.
Dopo la Siria, viene la Somalia, dove nel 2012 sono stati uccisi 12 reporter. “Paesi – evidenzia Engel – dove non ci sono più eserciti regolari, uniformi e comandanti. Dove non si sa chi combatte per chi, e dove ogni cellulare diventa una telecamera”.

di Ossigeno per l’Informazione


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