Dopo il “talent dei politici” su Sky cosa resterà dei talk show tradizionali?

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Caro direttore, ho seguito con attenzione il “duello” su Sky tra i 5 candidati alle primarie. Il dibattito mi ha “catturato” ma resto ancora affezionato ai dibattiti tradizionali (non tutti ovviamente) anche quando si trasformano in risse da osteria. Mi piacerebbe conoscere la sua opinione. Cordialmente
Alessandro Gentile

Caro Alessandro,
confesso che di primo acchito la sfida modello “X Factor” delle primarie mi ha affascinato. Sarà per la formula innovativa ed agile a differenza di tanti talk show spesso paludati e simili o per la semplice opportunità di assistere al confronto fra gli sfidanti. Tuttavia, esaurita la prima infatuazione per il “talent dei politici” mi sono domandato cosa restasse di un duello fra cinque contendenti scandito da un timer implacabile che costringe alla sintesi in un minuto e mezzo, la metà di un round pugilistico da professionisti.
Restano gli slogan più o meno efficaci, la gestualità disinvolta o nervosa che accompagna le frasi ad effetto. Novanta secondi o centoquaranta caratteri: la comunicazione politica come un quiz show a misura dei twit e degli sms. Balbettii o pause pur brevi di riflessione non sono concesse. Né, di conseguenza, il ragionamento o l’argomentazione. A pochi minuti dalla fine leggevo su facebook e twitter i commenti di tanti amici virtuali entusiasti per il confronto televisivo così agile e diretto e così diverso dai tradizionali talk show e mi domandavo, cosa ne sarà in futuro dei classici dibattiti di prima e seconda serata con il conduttore costretto ad abbassare il microfono del duellante di turno in uno straripante e concitato monologo. E mi chiedo se prima di assistere alla loro estinzione i talk show (che dovrebbero essere più “talk” che “show”) cercheranno di rinnovarsi, aprendo le porte agli “invisibili” della società civile e uscendo nelle piazze a caccia di inchieste e di verità.

Stefano Corradino


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