Tra politica e poesia. Intervista con Daniela Sbrollini

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Di solito, quando si decide di intervistare un esponente politico, lo si sceglie tra i volti più noti al grande pubblico. Questa volta, invece, abbiamo scelto una persona meno presente nei media: Daniela Sbrollini, giovane parlamentare del Partito Democratico, alla prima legislatura, eletta nel collegio di Vicenza, e coraggiosamente impegnata in battaglie ambientali e a tutela del territorio, dei comuni e, soprattutto, dei diritti dell’infanzia che anche noi, da sempre, sosteniamo attivamente.

Se qualcuno si aspetta di trovare in questa conversazione polemiche e accese discussioni sul duello tra Bersani e Renzi o su Grillo e il suo Movimento, rimarrà deluso. Da queste parti, infatti, intendiamo la politica nel suo significato più nobile: quello di un servizio reso ai cittadini e alla comunità, senza chiacchiere inutili e polemiche insulse e fini a se stesse. Per questo l’abbiamo scelta: perché anche lei la pensa esattamente così e perché crediamo che il nostro compito, specie in questi tempi di anti-politica al diapason, sia anche quello di informare i cittadini che i parlamentari, e i politici in generale, non sono tutti ladri, malfattori e voltagabbana.
Infine, un’ultima avvertenza ai lettori: nelle mie interviste, generalmente, si usa il lei. Tra me e Daniela, però, condividendo la stessa passione per la politica, per la poesia, per la cultura e perfino per la Juventus, non è mai esistito e mai esisterà. Pertanto, abbiamo deciso di comune accordo di evitare quest’ipocrisia.

Chi è Daniela Sbrollini? Come ti sei avvicinata alla politica?
Ormai sono molti anni che faccio attività politica. Sono una si quelle che viene dalla gavetta, perché dal 1996 ad oggi ho iniziato la mia attività nei giovani dell’allora PDS e poi ho ricoperto vari incarichi, sempre a livello territoriale: dalla segretaria provinciale dei DS alla coordinatrice provinciale delle donne dei Democratici di Sinistra; e poi ho ricoperto, per ben due volte, il ruolo di consigliere provinciale del territorio che rappresento, della provincia di Vicenza, fino ad arrivare, nel 2008, a vivere questa straordinaria esperienza di fare la parlamentare.

A proposito della provincia di Vicenza, che impatto ha avuto la crisi economica sul tessuto produttivo? Cosa si è rotto, invece, nel tessuto sociale di Vicenza e del Nord-Est, al punto da favorire l’ascesa di partiti come la Lega Nord e di movimenti molto vicini al mondo dell’industria come “Italia Futura” di Montezemolo, al concetto di federalismo come “Verso Nord” di Cacciari e Bortolussi o anti-sistema come quello di Grillo? Cosa c’è alla base del loro successo?
Sicuramente, non è più quell’isola felice che abbiamo conosciuto un decennio fa. È cambiata molto questa Provincia, è cambiato molto il Nord-Est in generale e c’è un movimento di protesta che, dalla fine della DC, che è stata sempre predominante in quel territorio, sfruttando l’eterogeneità della zona, ha ispirato prima la Lega per tanti anni e oggi Grillo e, come è ovvio che sia in un territorio che è la terza città industriale d’Italia, un’associazione come quella che è nato intorno a “Verso Nord” e a “Italia Futura”.

Essendo impegnata attivamente nell’ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), che impatto ha avuto nel vicentino la spending review varata dal governo Monti? Come la valutano i comuni e gli amministratori locali?
Io sono a fianco, a sostegno dei nostri amministratori locali per un motivo molto semplice: la spending review, così come è stata costruita, ha prodotto solo tagli lineari e non ha, quindi, riconosciuto la virtuosità di tanti comuni importanti che abbiamo nel nostro territorio, non distinguendo tra i virtuosi e i non virtuosi. Lo sciagurato patto di stabilità e, oggi, la spending review hanno costretto i nostri comuni, quelli che amministrano bene i territori, a non poter spendere i soldi che hanno in cassa, non potendo fornire più servizi e opere al territorio. Questa è una sconfitta per la politica e per le amministrazioni locali: continuiamo a non tagliare dove ci sono gli sprechi e le inefficienze ma tagliamo, invece, dove le persone e i comuni lavorano bene e stanno producendo comunque reddito perché, tornando anche alla domanda precedente, oggi Vicenza vive ovviamente di esportazione. Tuttavia, non possiamo pensare che quella frase che si usava qualche anno fa (“nano politico e gigante dell’economia”), che oggi è un po’ passata di moda, non faccia riflettere sui cambiamenti che sono in atto, anche dal punto di vista demografico, in un territorio importante come il nostro.

Hai lavorato presso la Consulta Rodari, sei membro della Commissione Affari Sociali e della Commissione Bicamerale per l’Infanzia: insomma, quella per i bambini è proprio una passione! A tal proposito, ti chiedo di commentare le recenti tragedie del mare che, purtroppo, vedono spesso i bambini protagonisti. Cosa può fare concretamente l’Italia per controllare i flussi d’immigrazione ed evitare che si ripetano simili tragedie?
Intanto, penso che non ci sia l’attenzione che merita questo tema grandissimo dell’infanzia e dei minori, sia italiani che stranieri, e lo si vede dal tempo che abbiamo impiegato in questi anni per arrivare ad approvare un trattato importante come quello di Lanzarote (dal sito del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri: “La Convenzione di Lanzarote risponde alla necessità riscontrata dal Consiglio d’Europa di elaborare  nuovi strumenti vincolanti per gli Stati Parte del COE di contrasto allo sfruttamento e all’abuso sessuale dei minori. È stata adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa il 12 luglio 2007 ed aperta alla firma il 25 ottobre 2007 a Lanzarote, n.d.r.), quindi vuol dire che siamo tanto indietro. E siamo indietro anche rispetto ai parametri europei, come quello di “Europa 2020” che vede l’Italia relegata agli ultimi posti per quel che riguarda la dispersione scolastica, l’integrazione tra bambini stranieri e bambini italiani; sui nidi, siamo fermi al dieci per cento contro la media europea del trentatre per cento, come previsto dal Trattato di Lisbona. E siamo indietro anche sulla questione dei minori non accompagnati che ancora una volta dimostra che, quando i bambini arrivano nelle nostre terre, spesso diventano invisibili, se ne perdono le tracce, e non si sta facendo niente. Purtroppo, anche questo governo non sta facendo niente perché sta chiudendo sulla questione dei tribunali dei minori e non sta dando risposte in questo senso. Io mi aspetto dei provvedimenti importanti su un tema così ampio come quello dell’infanzia.

Una delle tue battaglie più importanti riguarda il ruolo attivo delle donne in politica. Una tua mancata collega, Marilena Parenti, prima dei Democratici non eletti in Lombardia alle ultime elezioni, ha dichiarato: “Preferisco dedicarmi a mia figlia che nascerà tra due mesi. Rischierei di fare male le due cose, la deputata e la mamma”. Come mai in Italia siamo ancora così indietro su questo tema? Tu sei in prima fila nella battaglia per la doppia preferenza di genere: basta per favorire un maggiore coinvolgimento delle donne in politica?
Certamente non basta questo, anche se è molto importante poter avere una legge che finalmente metta sullo stesso piano uomini e donne, superando quindi anche il concetto di “quote rosa” così come l’abbiamo conosciuto finora. Al di là della doppia preferenza, questo tema, invece di trovare delle risposte adeguate, ha visto abbassare ulteriormente la presenza femminile nei luoghi decisionali: politici ma anche di classe dirigente in quanto tale, in tutti i luoghi che contano nel mondo e nella società. Per quel che riguarda l’eterno dilemma su come conciliare la vita familiare con la vita lavorativa, posso dirlo anche come testimonianza diretta, avendo avuto un bambino due anni fa, proprio durante la legislatura: mi sono trovata assolutamente sola, in una battaglia che ho condiviso con pochissime colleghe che hanno affrontato la maternità in questa legislatura e si sono trovate a non avere nessun servizio all’interno di una struttura come il Parlamento che legifera per le mamme ma poi non riconosce il diritto di maternità alle parlamentari, oltre a non avere strutture proprie organizzate in questo senso che, ovviamente, dovrebbero essere pagate da chi ne usufruisce, quindi non a carico della Camera ma della deputata che potrebbe utilizzare questa struttura. Viviamo un paradosso: siamo agli ultimi posti, abbiamo una media altissima dal punto di vista anagrafico delle poche donne che ci sono in Parlamento e, dunque, il problema della maternità sembra un problema che, ancora una volta, non conosce dignità in questo Parlamento. Pertanto, anche qui il ricambio generazionale e di genere è un’assoluta priorità della politica.

Considerando che in te la passione per la politica è affiancata da quella per la poesia, ti cito i seguenti versi di Walt Whitman, che sembrano un discreto ritratto di questa legislatura: “Di questi anni io canto, / di come trascorrono e di come sono passati attraverso / dolori convulsi, simili a quelli del parto…”. Come valuti questa tua prima legislatura e l’attuale esperienza del governo Monti? Cosa ti aspetti dalla prossima?
Sicuramente, è stata un’esperienza esaltante per quanto riguarda comunque la possibilità di entrare in questo luogo, pensando soprattutto ai grandi che sono stati qui e che hanno fatto delle cose veramente straordinarie per la democrazia e la libertà di questo Paese: questo non bisogna dimenticarlo mai. Mi aspettavo, invece, di più dal punto di vista della valorizzazione del ruolo del parlamentare e anche di chi arriva alla prima legislatura e ha bisogno pure di spazi dove poter costruire il suo lavoro, la sua attività e mi sono accorta che, sotto questo punto di vista, siamo molto carenti: non c’è un supporto adeguato al lavoro del parlamentare. È stata una legislatura molto vivace, per usare un eufemismo, visto che siamo passati dal governo Berlusconi ad un governo tecnico come quello di Monti e, quindi, certamente il Parlamento in questi anni è stato il luogo in cui, forse, hanno prevalso più atteggiamenti perentori da parte dei governi, soprattutto da parte del governo precedente, e si è lasciato poco spazio all’attività parlamentare in quanto tale. Per la prossima legislatura, mi auguro che la politica torni ad avere un ruolo da protagonista e che, soprattutto, l’attività parlamentare possa ritrovare quella dignità che oggi non ha.

Ti leggo alcuni versi di una tua poesia: “2046 anno lontano… / ma non troppo. / Ti raggiungo 2046 / con un treno pieno di ricordi sbiaditi…”. Cosa ti auguri per il futuro di tuo figlio, che all’epoca avrà quasi quarant’anni, e per quello della politica, dell’Italia e dell’Europa?
Intanto, mi auguro che mio figlio possa avere la possibilità di viaggiare, di scegliere ma anche di poter scegliere nel suo Paese: oggi quest’opportunità, spesso, non è data. La mobilità è essere cittadino europeo a tutti gli effetti ed essere considerato tale in tutti gli stati, ma dall’altra parte è anche avere la possibilità di scegliere nella sua Nazione, senza vedere l’umiliazione che oggi invece hanno molti studenti, molti talenti, molti ragazzi che devono andare all’estero per trovare il loro riconoscimento e un po’ di merito rispetto ai loro studi e al loro percorso culturale e di crescita in quanto tale. L’augurio più grande che gli faccio, dunque, è di poter scegliere, di potersi muovere.
Per quel che riguarda, invece, il titolo di questa poesia, è divertente dirti che nasce da un film bellissimo che io ho amato molto, un film orientale che qualche anno fa ha vinto anche a Cannes e ha avuto grandi riconoscimenti dalla critica e si svolge quasi interamente su un treno, dove il treno è il simbolo degli incontri, del passato, del futuro, del presente e quindi è un po’ il crocevia della complessità della vita di ogni individuo che entra in contatto con altre persone e con altre esperienze. Io vorrei questo: una società, non solo dal punto di vista politico, in grado di includere sempre di più opportunità, persone, esperienze e dunque mi auguro una società che possa davvero credere ed investire di più su se stessa.

In conclusione, in “Natura” scrivi: “Io canto di Te e del tuo dolore, / affinché l’umanità crudele / provi un po’ di rimpianto”. Al pari di Articolo 21, ti sei occupata del caso della “Marlane” di Praia a Mare (un’ex fabbrica tessile in cui circa centocinquanta operai si sono ammalati di cancro e ottanta sono morti, a causa dei vapori inalati nel reparto tinteggiatura, n.d.r.), presentando un’interrogazione al ministro della Giustizia, Paola Severino, per chiedere conto dei continui rinvii che rischiano di non condurre ad un pieno accertamento dei fatti e di impedire, dunque, che sia resa giustizia ai familiari delle vittime. L’ILVA, la Marlane, l’Eternit: tre vicende che parlano chiaramente di uno sviluppo industriale dissennato e non rispettoso del contesto ambientale e della vita delle persone. Nel caso in cui dovesse vincere il centrosinistra, cosa ti aspetti dal prossimo governo per far fronte a questi casi?
Intanto, penso che in questi ultimi vent’anni, al di là del colore politico, ci sia stata pochissima attenzione nei confronti dell’ambiente. Io, da ambientalista convinta come sono, anche perché vengo dal mondo dell’associazionismo, da Legambiente alla LIPU, al WWF, alle tante associazioni che ho abbracciato in questi anni, vedo che non c’è stato un uso intelligente del territorio che, al contrario, è stato semplicemente saccheggiato senza restituire niente ad esso. Quella poesia è un grido di dolore rispetto al dolore che ho provato ogni giorno, guardando anche le mie terre che non sono più quelle di una volta. Oggi abbiamo soltanto capannoni dismessi che, purtroppo, non hanno più all’interno né macchinari né, soprattutto, lavoratori. In secondo luogo, l’ambiente è una grande opportunità di lavoro e di sviluppo; quindi non si capisce perché noi facciamo esattamente il contrario. Infine, per quel che riguarda la “Marlane”, mi auguro che alla fine di settembre finalmente ci sia la possibilità di parlarne ampiamente nelle sedi giudiziarie e non ci siano più rinvii ulteriori, come è stato fatto finora. Io sono accanto ai lavoratori, perché quel tema non riguarda soltanto la Calabria ma riguarda tutto il territorio nazionale: abbiamo tante “Marlane” in giro per l’Italia. Abbiamo tre proposte di legge pronte, di cui sono prima firmataria, sull’amianto e questo dev’essere un tema straordinariamente di attualità per trovare risposte serie. Faremo una conferenza nazionale a Venezia, a novembre, chiesta al ministro Clini (ministro dell’Ambiente, n.d.r.) e ottenuta insieme alle associazioni che si battono per questo tema; e per noi quello diventerà un momento serio di confronto, dove nessuna forza politica dovrà sottrarsi anche alle responsabilità del passato.


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