Marialuisa Mastrogiovanni, giornalista che non si è piegata

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Esistono dei giornali locali che sono molto diffusi nel proprio territorio, mentre altri che pur contando su un gran numero di lettori non raggiungono un “successo” di ugual misura. Se le inchieste di alcune testate fossero pubblicate su quelle più conosciute… si assisterebbe ad una maggiore consapevolezza fra i cittadini disposti a scegliere tra l’informazione a 360° e un giornalismo che mira esclusivamente alla vendita e a soddisfare le esigenze di uno o più partiti politici, che molto spesso si accollano anche le spese tipografiche e che per questo vengono ringraziati con l’adozione di una linea editoriale di certo a loro più consona. Fortunatamente c’è chi sceglie un tipo di giornalismo che mira a raccontare la verità e a svelare ciò che gli altri tentano di celare: speculazioni e abusivismo, loschi traffici d’affari tra politici e imprenditori collusi con la criminalità organizzata, progetti edilizi che da alcune testate vengono osannati mentre altre fanno scoprire cosa si nasconde dietro. Maria Luisa Mastrogiovanni collaborava con un quotidiano di Lecce ma da quando ha cambiato gestione le sue proposte non vanno più bene, infatti, il giornale è consapevole di cosa significhi pubblicare le inchieste condotte dalla giornalista che da anni combatte attraverso i suoi articoli, contro la Sacra Corona Unita, la mafia salentina.

Maria Luisa Mastrogiovanni ha fondato nel 2002 “Il Tacco d’Italia”, un mensile d’inchiesta, l’unico nel Salento attivo ormai da 10 anni. Si tratta di un giornale che racconta i risvolti di un territorio che è tornato a risplendere grazie al turismo, ma che tuttavia continua ad essere dominato dalla quarta mafia italiana: la Scu. Nonostante ci sia chi vuole far credere che la criminalità pugliese sia stata debellata, la realtà dimostra che è ancora molto attiva e per scoprire come e dove si muove, occorre leggere i reportage realizzati dalla giovane donna, che dopo aver lavorato 12 anni a Milano è tornata nella sua terra, fiduciosa di poter raccontare la verità attraverso il suo nobile lavoro.

La scelta coraggiosa di Maria Luisa Mastrogiovanni è stata ripagata con minacce e intimidazioni, ha subito furti nella sede della redazione sita a Casarano, dove 6 balordi hanno portato via i pc contenenti il materiale che custodiva le prove dei loro traffici, ha ricevuto numerose telefonate di giorno e di notte e poi ancora soprusi e sfregi. Era il 2005 quando i suoi nemici hanno iniziato il loro gioco sporco provocando alla donna in attesa della sua seconda figlia, uno stato d’ansia tale da mettere a rischio la gravidanza, ma lei non si è lasciata intimidire e ha continuato a portare avanti la sua battaglia. Ha raccontato le vicende legate ai beni confiscati alla mafia, assegnati alle amministrazioni comunali, in alcuni casi mai riutilizzati per timore di ritorsioni e vendette e in altri casi addirittura restituiti ai figli dei boss. Clamore ha suscitato anche l’inchiesta condotta nel 2007 riguardo il progetto che prevedeva la costruzione di un albergo, lì dove poi è sorto il “Parco regionale di Ugento”, e ancora l’inchiesta sulla più grande discarica del Salento dove la Scu smaltiva i rifiuti tossici.

Nonostante i rischi e le avversità Maria Luisa Mastrogiovanni, che ha fondato il suo giornale con i regali di nozze e sovvenziona l’attività esclusivamente attraverso i contratti pubblicitari, riceve l’appoggio di chi crede come lei che sia giusto lottare e raccontare la verità. Fra questi c’era anche Peppino Basile, un consigliere comunale, assassinato nel 2008 perchè impegnato a combattere la mafia e la corruzione nella politica locale. In un libro postumo la morte di Basile, la direttrice de “Il Tacco d’Italia” ricostruisce una serie di piste alternative a quelle condotte dalla Procura riguardo l’omicidio. Un altro lavoro molto noto è la realizzazione del dossier “L’esercito degli schiavi” pubblicato su Narcomafie a novembre dello scorso anno.

Ora invece è Gerardo Adinolfi che racconta nell’e-book “La donna che morse il cane. Storie di croniste minacciate” la storia di 5 giornaliste Rosaria Capacchione, Marilena Natale, Amalia De Simone, Stefania Petyx che come Maria Luisa Mastrogiovanni raccontano con lucidità i fatti dei propri territori, dove la criminalità organizzata ha piantato i suoi tentacoli. La prefazione del libro pubblicato da Informant, un editore digitale, è curata da Alberto Spampinato, giornalista nonché direttore di “Ossigeno per l’informazione”, l’osservatorio dei giornalisti vittime di minacce.


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