25 aprile. La lezione di Italo Calvino e Otto Rosenberg: lottare per una società più giusta

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Il nostro Danilo De Biasio (portavoce Articolo21 Lombardia) è stato invitato a tenere l’orazione civile per il 25 aprile a Voghera.  Ecco il testo che ha letto.

Sono molto grato ai rappresentanti istituzionali che hanno avuto la gentilezza di invitarmi oggi a Voghera, un territorio dove la Resistenza è stata contrassegnata da sangue, coraggio e tradimenti.

Le donne e gli uomini che fecero la qui nell’Oltrepo furono tra i primi ad arrivare a Milano, certificando la Liberazione dal nazi-fascismo.

Per raggiungere questo risultato partigiani e popolazione civile avevano patito sofferenze inaudite. Voghera e l’Oltrepo hanno il triste primato di un corpo di polizia speciale tutto italiano ma alle dipendenze della Wermacht. La Sicherheit – come è conosciuta – era una banda di ex militari, sbandati, criminali che nel marasma dell’8 settembre 1943 decidono di mettersi a disposizione dei nazisti. Per lucrare sulla guerra, per tiranneggiare sui contadini di un’area vasta e strategica come l’Oltrepo. Ogni paese qui piange almeno una vittima o ricorda un rastrellamento della Sicherheit: nel maledetto inverno del ‘45 si conta 1 morto ogni due giorni per mano di questa banda.

Questa è storia. Tutti gli studiosi non solo possono, devono fare ricerche, verificare, rivalutare. Ma non possono, non devono negare perché – come diceva Primo Levi – “questo è stato”.

Cosa insegna la Resistenza anche 77 anni dopo?

Per rispondere mi sono fatto aiutare da due protagonisti di quei fatti. Il primo è Italo Calvino. Ho scelto non un libro, ma una canzone, perché Calvino ha scritto forse la più bella canzone sulla Resistenza. S’intitola “Oltre il ponte” ed è un distillato di semplicità e profondità. E’ una canzone “schierata” che s’interroga e ci interroga sul senso della Resistenza: “Non è detto che fossimo santi, l’eroismo non è sovrumano”. Quando s’imbraccia un’arma, anche se con le migliori intenzioni, non si mandano carezze e baci. E perché allora lo hanno fatto i nostri partigiani? Perché – dice Calvino – “vedevamo a portata di mano l’avvenire più umano, più giusto, più libero e lieto”. Pensateci: sono le basi della nostra Costituzione. Umanità, giustizia, libertà, serenità. Tutto ciò che era stato negato dal fascismo e dal nazismo. Conclude “Oltre il ponte” con l’augurio alla figlia che quelle speranze dei partigiani rivivano “in quel che tu speri”. Ecco l’attualità del 25 aprile: lottare per mantenere un presente e un futuro umano, giusto, libero e lieto.

Dicevo che mi sono fatto aiutare da due persone per spiegare l’attualità del 25 aprile: l’altra persona è Otto Rosenberg. E’ l’unico sopravvissuto della sua famiglia ai campi di sterminio. Rinchiuso ad Auschwitz sognava, una volta uscito, di uccidere tutti i tedeschi. Ma una volta liberato, davanti a un po’ di ricotta calda e briciole di pane condivise con una famiglia tedesca – racconta Otto Rosenberg – “il mio odio era svanito”.

Otto Rosenberg era uno “zigeuner”, un sinto tedesco. I nostri valori comuni europei sono nati a Ventotene, nel confino degli antifascisti; sono nati ad Auschwitz dove sono stati mandati a morire ebrei, omosessuali, rom e sinti, oppositori politici.

Il gesto di Otto Rosenberg che abbandona la vendetta con un po’ di ricotta e briciole di pane ci porta dritti a ciò che sta succedendo a 3 ore di volo da qui. L’invasione russa dell’Ucraina è un massacro che lascerà segni profondi, forse per generazioni, se non ci saranno tanti Otto Rosenberg che smetteranno di odiare. Ma per cominciare a farlo occorre la pace. Se domani si smettesse di sparare non sarebbe pace, sarebbe solo una tregua, perché sono sempre in agguato i nazionalismi, la legge del più forte, il razzismo. Pace, ci raccontano le vite di Italo Calvino e Otto Rosenberg è risolvere alla radice soprusi e ingiustizie, garantire uguali diritti a tutti. Allora come oggi. A Kiev come a Voghera.

Buon 25 aprile!


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