Sul caso Sallusti può pronunciarsi la Corte Europea dei diritti dell’uomo

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La sentenza della Cassazione penale che ha confermato la condanna del giornalista Sallusti alla reclusione per diffamazione potrebbe non essere l’ultima parola, in sede giudiziaria, su questa vicenda. Il giornalista può infatti chiedere alla Corte Europea di Strasburgo di pronunciarsi sulla legittimità del comportamento dello Stato italiano e di verificare in particolare se la condanna confermata dalla Cassazione penale sia conforme all’art. 10 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, che tutela la libertà di manifestazione del pensiero.

Certamente la Corte Europea, in caso di accoglimento del ricorso, non potrà annullare la sentenza pronunciata a carico di Sallusti, ma potrà condannare lo Stato italiano al risarcimento del danno, con una pronuncia di alto valore politico e morale.
Ciò è già accaduto nel caso del giornalista Claudio Riolo che la magistratura italiana ha ritenuto responsabile di diffamazione nei confronti di un uomo politico siciliano per avere criticato il comportamento di costui nei confronti del fenomeno mafioso. In quella occasione la Corte Europea giudicò contraria alla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo la pesante condanna al risarcimento del danno emessa dalla Corte d’Appello di Palermo nei confronti del giornalista italiano e confermata dalla Cassazione civile.
La CEDU ebbe ad affermare in quell’occasione che la stampa ha un ruolo eminente nella società democratica, in quanto ha il dovere di comunicare informazioni ed idee su tutte le questioni di interesse generale comprese quelle attinenti al funzionamento della giustizia.
Sul punto peraltro esiste un consolidato orientamento giurisprudenziale non solo della Corte Europea ma anche della stessa Cassazione italiana la quale ha più volte affermato che i giornali sono i cani da guardia della democrazia e delle istituzioni e che fanno il loro dovere trattando criticamente argomenti di interesse generale, ivi comprese la giustizia e l’imparzialità della magistratura.
“Il ruolo fondamentale nel dibattito democratico svolto dalla libertà di stampa – ha affermato la Quinta Sezione Penale della Cassazione nella sentenza n. 25138 del 2.7.2007 – non consente di escludere che essa si esplichi in attacchi al potere giudiziario, dovendo convenirsi con la giurisprudenza della Corte EDU allorché afferma che i giornali sono i “cani da guardia” (watch-dog) della democrazia e delle istituzioni, anche giudiziarie. Proprio la Giurisprudenza EDU ha costantemente ribadito che questi ultimi costituiscono il mezzo principale diretto a garantire un controllo appropriato sul corretto operato dei giudici. Sulle medesime premesse, la giurisprudenza della Suprema Corte ha già da tempo riconosciuto come sia, da un lato, “di enorme interesse per la comunità nazionale la corretta e puntuale esplicazione dell’attività giudiziaria e, dall’altro, come critica e cronaca giornalistica volte a tenere o a ricondurre il giudice nell’alveo suo proprio vadano non solo giustificate, ma propiziate”.
V’è dunque ragione perché della questione sia investita nuovamente la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Ciò potrebbe servire a stimolare il necessario processo di revisione delle norme di legge che disciplinano l’informazione.


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