Sfruttamento del lavoro. A Napoli 43 operai segregati. Imprenditore in arresto

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L’alta moda nel napoletano si nasconde anche negli scantinati. 43 operai (tra questi una donna incinta e due minori), sono stati costretti a stare tutti insieme in un ambiente limite, senza servizi igienici, nascosti dal loro datore di lavoro per più di sei ore. Un’immagine davvero orribile e stridente, che mal si concilia con quella tutti lustrini del Made in Italy, tanto venduto nel mondo.  “Ho sbagliato”: sono le uniche parole che un imprenditore di Melito di Napoli è riuscito a dire quando i Carabinieri del Nas, coordinati dal comandante Vincenzo Maresca e dal maggiore Gennaro Tiano, lo hanno arrestato con l’accusa di sfruttamento del lavoro, sequestro di persona e intermediazione illecita.

La visita dei militari, iniziata per verifiche sulla mensa (che non aveva), ha consentito di scoprirne al lavoro altri 14, tra i 35 presenti che, verosimilmente, l’imprenditore non ha fatto in tempo a nascondere. I carabinieri del Nas, della Compagnia di Marano e dei nuclei ispettorato del lavoro ed elicotteri di Pontecagnano, gli hanno sequestrato il laboratorio dove lavorava pellami per note griffe di moda, contenente attrezzature per circa 2,5 milioni di euro e comminato sanzioni per 600mila euro. L’arresto, ai domiciliari, è stato chiesto dalla Procura di Napoli Nord (pm Dongiacomo, procuratore Greco) e convalidato dal gip.

“Ora se i signori dell’alta moda – scrive dal suo profilo facebook la giornalista Amalia De Simone – che comprano pelli pregiate, lavori di sartoria specializzata per pochi spicci salvo poi rivenderle anche 1000 volte di più (per carità l’opera intellettuale e creativa ha un valore ma fino ad un certo punto), volessero dire qualcosa o magari assumere gli operai in nero stipati da un caporale in uno scantinato di Melito, sarebbe un gesto carino. Guardate passeremmo sopra pure alla retorica o al marketing che certamente vi renderebbe più delle assunzioni”.

“Questa fabbrica chiuderà  – continua la cronista  napoletana –  il caporale se la caverà con qualche multa (ma si dichiarerà nullatenente e quindi niente…) e qualche piccolo guaio di natura penale, ma ci saranno 76 persone senza lavoro. Nemmeno quello a nero da schiavi. Il made in Italy della moda è il fiore all’occhiello di questo paese e non conosce crisi ma dovrebbe farsi carico dei subbappalti alle fabbriche schiaviste quando capisce che sta spendendo troppo poco, dovrebbe farsi carico dei roghi della terra dei fuochi perché gli scarti che vengono incendiati e avvelenano, spesso provengono proprio da quelle fabbrichette”.

Intanto l’avvocato Rosario Pagliuca, difensore dell’imprenditore Vincenzo Capezzuto, legale rappresentante della Moreno srl di Melito di Napoli, accusato, tra l’altro, di sequestro di persona racconta all’ansa, che “saranno regolarizzati i lavoratori ‘in nero’ che, già da domani, inizieranno le visite sanitarie”.  L’avvocato fa sapere che “è in corso la verifica del numero di operai, oltre ai tre già individuati, appartenenti a nuclei familiari nei quali vi sono percettori di reddito di cittadinanza, circostanza che li ha incentivati a non farsi assumere regolarmente per il timore di perdere il beneficio”. Quanto alle responsabilità in ordine alle ragioni che hanno indotto Capezzuto a impiegare lavoratori in nero, esse vanno ricercate nel fatto che il settore manifatturiero napoletano “è ormai la ‘nuova Cina’ per la committenza”. Appunto!


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