C’è quel passato che non passa. E, anzi, è tanto attuale, attualissimo. Ci sono storie di dittature, di repressione del pensiero critico che ci perseguitano, ci tolgono il sonno, ci ossessionano perché continuano, nonostante sia passato del tempo e molto nella coscienza collettiva si sia modificato. In meglio. Ma talvolta anche in peggio. La tragica dittatura argentina è una di queste storie e nessuno come le mamme di Plaza de Mayo ha saputo genere più desta l’attenzione su quell’orrore. Una di loro è morta poche ore fa a Buenos Aires, si chiamava Vera Vigevani Jarach, aveva 97 anni ed è stata la mamma di Franca, una desaparecida. E’ stata sua madre per sempre, fino all’ultimo respiro, continuando così a denunciare i crimini dei feroci anni 70 in sud America. La storia di Vera è molto particolare: fuggì dal regime di Benito Mussolini e fu vittima della dittatura argentina. Si definiva “una partigiana della memoria” e non ha mai smesso di raccontare e trasmettere la sua esperienza segnata dal dolore ma mai dallo sconforto e la rassegnazione. E’ stata “aiutata” in questo coraggioso percorso dal suo essere giornalista. Era nata a Milano, da una famiglia di origine ebrea, arrivò in Argentina alla fine degli anni ’30 in fuga dalle leggi razziali dell’Italia fascista. Suo nonno, rimasto in Italia, venne deportato e ucciso ad Auschwitz e trent’anni dopo, nel 1976, la sua unica figlia Franca Jarach, di soli 18 anni, venne sequestrata dalla dittatura militare e uccisa in uno dei famigerati voli della morte.
“Vera Vigevani Jarach, ‘partigiana della memoria’ come lei stessa amava definirsi, resterà nel cuore di ciascuno di noi. Il coraggio e la sua forza d’animo, la capacità di trasformarsi nella ‘madre’ di Plaza de Mayo, determinata nella ricerca della figlia Franca, desaparecida durante la dittatura di Videla, da oggi in avanti dovranno diventare un faro per noi, generazioni future”. È quanto dichiara la sindaca di Firenze Sara Funaro a proposito della morte di Vera Vigevani Jarach.
“Non dimenticherò il nostro incontro a Buenos Aires, nel 2017, così come custodirò il ricordo delle sue visite a Firenze, quando ha raccontato la sua storia, fatta di sofferenza ma anche enorme dignità – aggiunge Funaro in una nota -. Nel 2019, invece, ci incontrammo a Cracovia con studentesse e studenti partiti con il ‘treno della memoria’, per non dimenticare, per capire, per ascoltare la voce dei sopravvissuti. In quell’occasione Vera raccontò la storia della sua famiglia. La nostra città condivide, silenziosa e con enorme rispetto, il dolore per la sua scomparsa”.
