Si è tenuta questa mattina, davanti alla Corte d’Assise del Tribunale di Latina presieduta dal giudice Gian Luca Soana, la seconda udienza del processo per la morte di Satnam Singh, il bracciante indiano deceduto il 17 giugno 2024 dopo essere stato abbandonato in condizioni gravissime, con un braccio amputato, davanti alla propria abitazione.
Sul banco degli imputati Antonello Lovato, datore di lavoro del giovane, accusato di omicidio volontario con dolo eventuale. Dopo aver dichiarato, nella scorsa udienza, la volontà di risarcire la compagna della vittima, Soni, oggi Lovato ha affermato di essere pronto a risarcire anche i familiari diretti di Singh.
Nel corso dell’udienza sono stati ascoltati i carabinieri che hanno condotto le prime indagini, ma a colpire maggiormente è stata la testimonianza del proprietario dell’abitazione dove viveva la coppia. L’uomo ha raccontato nei dettagli l’arrivo del furgone, il modo in cui il corpo agonizzante di Satnam è stato scaricato, e la telefonata al 118 effettuata solo dopo un tempo significativo dall’infortunio, avvenuto per l’amputazione di un braccio rimasto incastrato in un macchinario agricolo.
“Il momento più inquietante”, ha dichiarato l’avv. Giovanni Lauretti, legale di Soni, “è stato quando il teste ha chiesto a Lovato cosa fosse successo. La risposta è stata: ‘Si è tagliato’. E alla domanda sul perché lo avesse riportato a casa, l’imprenditore ha risposto: ‘Non è in regola’”.
Un dettaglio che, secondo il legale, tocca il cuore del processo: “Questa tragedia – ha sottolineato Lauretti – è avvenuta proprio perché Satnam non era in regola. Se fosse stato un lavoratore regolarmente assunto, probabilmente oggi sarebbe ancora vivo”.
La prossima udienza è fissata per il 15 luglio alle ore 9, quando saranno ascoltati i testimoni dell’accusa.
