Reporter sans frontieres é una agenzia internazionale considerata autorevole,che si occupa di libertà di informazione e, ogni anno, compila un rapporto.
Il rapporto viene largamente citato quando riguarda la Cina, l’Iran, Venezuela, Cuba, talvolta la Russia…
Questo accade anche in Italia, dove, salvo le eterne eccezioni, alla parte che ci riguarda viene riservata scarsa attenzione.
Eppure, alla viglia, della annunciata riforma della Costituzione in senso presidenzialista, il funzionamento degli organismi di controllo e la divisione dei poteri dovrebbero essere al centro del dibattito pubblico.
Invece no! RSF fa arretrare l’Italia di tre posti, ormai ultima nell’ambito della Unione Europea, peggio dell’Ungheria. La discesa non deve meravigliare.
La piattaforma del Consiglio d’Europa inserisce l’Italia nella testa di lista tra i Paesi con il più alto numero di croniste e cronisti minacciati.
Il nostro governo é quello che ha scagliato più querele bavaglio contro scrittori, storici, autori, disegnatori.
Basterà ricordare Roberto Saviano, Raffaele Natangelo, Gianni Barbacetto, Donatella Di Cesare, Luciano Canfora, Report, intere redazioni come quelle del Il fatto e Il Domani. Nulla di simile neppure in Ungheria,
Per completare il quadro, sarà appena il caso di ricordare che persino la Commissione europea, dopo l’ approvazione dell’European Media Freedom Act e l’invio della relazione sullo stato di diritto, ha prescritto, cioè intimato, all’Italia l’immediata modifica delle norme su diffamazione e tutela delle fonti.
Nulla è accaduto, anzi ogni atto politico e legislativo ha preso la direzione contraria. Dal momento che si tratta di norme e relazioni che entreranno ora in vigore, la posizione dell’Italia in queste graduatorie è destinata a peggiorare, sino a far maturare la sanzione: l’Ungheria si è vista bloccare un miliardo e cinquecento milioni di finanziamenti.
Nel frattempo è deflagrata anche la questione relativa allo spionaggio. Quanti sono gli spiati? Solo Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino di Fanpage? Perché il governo non vuole rende pubblici tutti i nominativi degli spiati, ma anche degli spioni? Siamo sicuri che lo stesso trattamento non sia già stato usato a Report e verso quei cronisti che, anche al Fatto, accendono le luci sul riarmo, sulle spese militari, sulla Libia, sulla trattativa Stato-mafia?Se potessimo dare un consiglio alle opposizioni politiche, ci permetteremmo di chiedere loro di reclamare in ogni sede questi elenchi, e in caso di probabilissimo rifiuto di reclamare dalla Commissione europea l’invio di una ispezione che, dopo accurato monitoraggio, decida finalmente di applicare le medesime sanzioni disposte contro l’Ungheria.
Nulla è accaduto, anzi ogni atto politico e legislativo ha preso la direzione contraria. Dal momento che si tratta di norme e relazioni che entreranno ora in vigore, la posizione dell’Italia in queste graduatorie è destinata a peggiorare, sino a far maturare la sanzione: l’Ungheria si è vista bloccare un miliardo e cinquecento milioni di finanziamenti.
Nel frattempo è deflagrata anche la questione relativa allo spionaggio. Quanti sono gli spiati? Solo Francesco Cancellato e Ciro Pellegrino di Fanpage? Perché il governo non vuole rende pubblici tutti i nominativi degli spiati, ma anche degli spioni? Siamo sicuri che lo stesso trattamento non sia già stato usato a Report e verso quei cronisti che, anche al Fatto, accendono le luci sul riarmo, sulle spese militari, sulla Libia, sulla trattativa Stato-mafia?Se potessimo dare un consiglio alle opposizioni politiche, ci permetteremmo di chiedere loro di reclamare in ogni sede questi elenchi, e in caso di probabilissimo rifiuto di reclamare dalla Commissione europea l’invio di una ispezione che, dopo accurato monitoraggio, decida finalmente di applicare le medesime sanzioni disposte contro l’Ungheria.
(Da Il Fatto)
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